IL RITORNO.

Annie è tornata. E' passato un discreto (...) lasso di tempo e sembrava non dovesse tornare più, ma alla fine è tornata. Sono stati 7/8 anni particolarmente drammatici e incasinati, 7/8 anni in cui abbiamo persino rischiato di perderla, ma in qualche rocambolesca maniera Annie se l'è cavata. Annie c'è, Annie è qui, Annie è con noi. Cazzo non so se mi spiego, non so se comprendete l'entità della cosa: ANNIE E' TORNATA.

E voi vi starete chiedendo: "E perché, quand'è che se n'era andata...?". O meglio, prima ancora vi sarete fatti un'altra, più logica, domanda: "Ma Annie CHI, perdiàmine...?".

Annie Hardy, naturalmente. E chi altri, sennò. Quella che sta dietro al "progetto", incasinato-tormentato-travagliato almeno quanto lei, Giant Drag. Una per cui la definizione di "indipendente" è riduttiva. Una che "fa musica", come recita il suo blog di cui il sottoscritto è assiduo frequentatore, "come e quando può". La suona ovunque e comunque, come gli esperimenti sul suo ricco canale Youtube stanno a dimostrare. Musica che ci mette un po', ad uscire, ma che alla fine esce. Perché lei è una che si fa attendere. Una alla quale non dovete manco azzardarvi a mettere pressione. Una che ha i suoi tempi e se li prende tutti.

Una che neanche 10 anni orsono ha sputato sul mercato "uno dei dischi più ingiustamente dimenticati della scorsa decade", come qualche addetto ai lavori ha puntualizzato e come ANCH'IO, per quello che può contare, ritengo. Trattasi di "Hearts & Unicorns", sissignori. Annotatevi questo titolo.

Una che dal 2006 o giù di lì va raccontando la storia secondo cui l'arcinota "Wicked Game" di Chris Isaak l'avrebbe in realtà scritta LEI all'età di 8 anni, salvo poi esserle stata RUBATA dal belloccio rocker-ciuffo ribelle dopo un flirt di qualche settimana... quando poi, tempo dopo, accese la TV e si ritrovò sullo schermo il video della SUA canzone che ormai spopolava, potete capirla, s'incazzò di brutto. Ma s'incazzò al punto che decise che avrebbe dimostrato al mondo che di canzoni, lei, sapeva scriverne per davvero, e persino cantarle...

(alla luce della succitata vicenda, pertanto, la sua versione della "Wicked Game" di cui detto non può considerarsi una cover...)

Una che nemmeno una dannata fibromialgia e un fidanzato psicopatico sono riusciti a fermare. E adesso, quando tutti ormai s'erano rassegnati ("seee, vabbè, la solita meteorina indie come tante...") eccola che ritorna.

E non solo: s'è messa in proprio, in tutti i sensi. Ormai "one woman-band" dopo l'abbandono degli sparuti/occasionali collaboratori, ormai "casa & bottega" dopo la nascita della Full Psycho Records per cui, autoprodotto, è uscito qualche tempo fa il qui presente disco - che riconferma, e ne avevamo impellente bisogno, il talento pigro, scazzato e scalcinato di una giovane autrice a suo modo geniale, difficilmente classificabile ed etichettabile, benché dichiarati siano i suoi riferimenti: Jesus & Mary Chain (che orgoglio far loro da spalla, anni fa...), Weezer, Pavement, Blur, PJ Harvey, il lo-fi in tutte le sue incarnazioni, e My Bloody Valentine - peraltro, lei mi ricorda un botto la Bilinda dei tempi che furono, sia esteticamente che per il modo di star sul palco. Ed è un bel ricordo, come vi lascio intendere...

"Svegliarsi è difficile" e per Annie, ancor più che un risveglio, è stata una risalita dal baratro. Il fichissimo prodotto che ascolterete è una dolce-amara sinfonia per la sua stramba, alcoolica e non-convenzionalmente melodica voce, zeppo di ironia e testi ispidi - non una novità per una che ha esordito cantando "tu fotti proprio come mio padre"...

...e al di là dell'attesa ricompensata, "Waking Up" è il mio personale disco del 2013, da ascoltare e riascoltare in ogni dettaglio: Annie sa scrivere potenziali hit-singles orecchiabili, rumorosi e acidi nella stessa misura - lo prova un pezzo come "Garbage Heart" cui è difficile resistere, con gli accordi del primo verso che citano alla grande "Can't Take My Eyes Off Of You" e un delirio d'elettricità-"nineties" nel refrain. Lo prova "We Like The Weather", fra un'appiccicosa melodia a suon di organo rétro stile-Blondie, un "ooh-la-la" di sottofondo e scariche di chitarre "fuzzose" come non mai. E lo prova "90210", che pare un 33 giri di Sheryl Crow fatto girare a 45...

E sarebbe un delitto perdersi i miagolii di "Meowch", con Annie che si mette a fare la gatta e (complice il suo timbro unico) le riesce benissimo, i 5 minuti di r'n'r stridente e "sui generis" di "Do It", e quella sorta di calypso lamentoso e distorto che è "Messif My Face". Il quale apre a una seconda parte di album ancor più variegata della prima: "Sobriety Is A Sobering Experience" è un'auto-ironia sulle tribolazioni con la bottiglia, ma anche i T-Rex di Marc Bolan che salgono sulla macchina del tempo a inasprire il loro boogie modificandolo con sonorità post-grunge; "Heart Carl" il lentone languido che ci voleva, "Seen The Light" l'inno alla propria rinascita esistenziale, con le consuete chitarre ma anche uno sgangheratissimo coro gospel sul finale, appunto per far capire che "Signore, ho visto la luce..." 

P.S. Con questo capitolo "i" Giant Drag chiudono i battenti per sempre, mentre si annuncia la nascita di "Annie Hardy & The Psychos". Annie è tornata, Annie tornerà ancora...

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