Negli anni '80, un qualche critico tira fuori ‘sta storia del "rock del deserto" per tentare di definire gruppi come Giant Sand e Thin White Rope.
Giusto per parlare come mangio, la musica proposta è una rivisitazione della più pura Americana, con tinte psichedeliche dal retrogusto decisamente acido; ma "rock del deserto" è molto più figo, ne converrete.
E quindi, "rock del deserto" sia.
Magari, è colpa di Howe Gelb, deus ex machina dei Giant Sand, che dichiara: «Nel deserto mi affascina il fattore dell'erosione. In queste superfici hai un tasso di erosione rapido, basta un niente e l'ambiente è diverso, cambia, non è più lo stesso. Se piove poi, la cosa è istantanea. Ecco, il sound della mia band ha a che fare con il concetto dell'erosione, cambia tutti i giorni, sembra la stessa ma se guardi bene non lo è affatto.».
O forse dipende tutto dalla copertina di «Ballad Of A Thin Line Man», secondo, splendido disco dei Giant Sand, a seguire l'esordio «Valley Of Rain» del 1985, nella quale campeggia in lontananza un povero cristo in groppa ad un ronzinante, sperso in un dove dimenticato da Dio e dagli uomini.
E tutto è chiaro, sin dal titolo che omaggia il Dylan che vent'anni prima ha stravolto il folk iniettandovi pesanti dosi di elettricità.
Partiamo proprio da qui, dagli omaggi presenti in «Ballad Of A Thin Line Man».
Il primo è «All Along The Watchtower», ancora Dylan ma anche Hendrix ma soprattutto loro, ché la versione che ne danno i Giant Sand nella circostanza è un rock incalzante fatto di elettricità e distorsioni, dopo che un violino in avvio fa presagire tutt'altro, cedendo ben presto il passo al feedback della chitarra: siamo in un territorio ugualmente distante dagli universi di Dylan ed Hendrix, di fronte ad una originale rivisitazione di un classico del rock, e credo che un apprezzamento migliore per gli autori non sia possibile. È una forma di profonda riverenza verso Dylan ed Hendrix ma tutt'altro che sterile, traendo nuova vita da una materia inanimata: semplicemente splendido.
Il secondo è «You Can't Put Your Arms Around A Memory» pegno d'amore per Johnny Thunders e tutti coloro che al rock'n'roll hanno donato la vita. Ed anche in questo caso, siamo ben distanti dall'originale: da brividi il commosso incipit per solo piano e voce, per ricordarci che il rock può essere una faccenda dannatamente seria; ma poi, visto che il rock è anche (e soprattutto) gioia da urlare a squarciagola, parte un riff stradaiolo come se ne sentono pochi e come Springsteen all'epoca è già troppo vecchio per fare. La canzone che ha marchiato nel mio cuore il nome dei Giant Sand, per me è questo «You Can't Put Your Arms Around A Memory».
Ma il bello è ancora di là da venire, racchiuso tra i riff da mandare a memoria delle innodiche «Thin Line Man» e «Desperate Man», cavalcate elettriche che annunciano che c'è vita oltre il Paisley e che un nuovo suono è possibile (e sicuramente salterà fuori qualcuno con un nome assurdo per definirlo, magari "rock del deserto"); ma anche tra «Graveyard», «Last Legs» e «Who Am I» per ricordare che le radici sono ancora ben salde nei canoni blues, folk e persino jazz (!), l'importante è adattarli ai tempi per mantenerne lo spirito (sì, proprio come fece Dylan a partire da «Bringing It All Back Home», con i dovuti distinguo); così come nella furia di «Body Of Water» e «A Hard Man To Get To Know» o nell'opposta pacatezza di «The Chill Outside», frammenti riconducibili a stilemi rock tradizionali, per quanto poco senso abbia parlare di tradizione nel caso dei Giant Sand all'epoca di «Ballad Of A Thin Line Man».
Tradizionali(sti) lo sono, magari, quando ancora si chiamano Giant Sandworms e nel 1983 pubblicano l'originaria versione di «Body Of Water», rischiando la condanna all'anonimato toccata a tanti altri gruppi del tempo (alzi la mano a chi non sono venuti in mente i Naked Prey di Van Christian).
Solo tre anni dopo, eliminati i vermi, sono un dei pochi gruppi in circolazione (ad accompagnarli, i già citati Thin White Rope, i Died Pretty e pochi altri) su cui poggia il futuro del rock: non è poco.
E comunque, se nel deserto si ascolta musica della fattura di quella contenuta in «Ballad Of A Thin Line Man», ho trovato il posto ideale per vivere, senza bisogno di andare all'inferno.
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