Ecco un gruppo coi controcazzi, una band che sbaraglia via l'immondizia delle innumerevoli produzioni metal e simili venute fuori negli ultimi anni come i fiori a primavera.
Nati musicalmente ad Austin, nel Texas e soltanto ora trasferitisi in California, i Giant Squid avevano inaugurato la loro carriera nel 2006 con "Metridium fields". "The ichthyologist" vede la luce nel febbraio del 2009 ma non riesce a farsi spazio nel mercato, non tanto per la qualità del contenuto (che è certamente elevata) ma per una proposta complessa e un budget non certo a livelli spaziali. Eppure, come detto in precedenza, la band merita attenzione. I Giant Squid riescono a creare qualcosa di alternativo e personale, soprattutto grazie al violoncello di Jackie Perez Gratz: le atmosfere che si vanno a creare sono intimamente legate a qualche sprazzo di Neurosis e Tool, nonchè a fugaci inserzioni post rock e addirittura jazz. Un quadro finale vario e avvincente che trova la sua massima espressione nella drammatica "La brea tar pits", highlight del cd e uno dei pezzi più belli mai scritti dai quattro texani.
Il lavoro si districa tra brani più cazzuti e potenti dove si possono riscontrare reminescenze sludge (chi ha parlato dei primi Mastodon?) in particolare nell'apripista "Panthalassa", ma il punto di forza del platter sta proprio nella sua capacità di "mutamento", motivo per cui ogni composizione si muove su coordinate differenti le une dalle altre. Come non citare per esempio la ballata apocalittica "Mormon island"? Un pezzo fuori dagli schemi, oscuro e spettrale, nel quale i musicisti si dimostrano perfettamente a proprio agio.
A scanso di equivoci va detto che "The ichthyologist" va assimilato a piccole dosi: la sua varietà non gli permette di arrivare dritto al punto ma necessita di pazienza e qualche ascolto aggiuntivo per poter essere pienamente apprezzato. Il progressive rock/metal dei Giant Squid con tutto il suo corredo di ulteriori contaminazioni, riesce comunque a generare un lavoro (ma soprattutto uno stile) degno di nota, che ha la bravura e la sapienza di non fossilizzarsi sugli archetipi delle "band cardine".
Avventuratevi in questi mondi.
1. "Panthalassa (Lampetra Tridentata)" (5:50)
2. "Le Brea Tar Pits (Pseudomonas Putida)" (7:28)
3. "Sutterville (Vibrio Cholerae)" (4:08)
4. "Dead Man Slough (Pacifastacus Leniusculus)" (5:33)
5. "Throwing A Donner Party At Sea (Physeter Catodon)" (5:40)
6. "Sevengill (Notorynchus Cepedianus)" (7:11)
7. "Mormon Island (Alluvial Au)" (6:39)
8. "Blue Linckia (Linckia Laevigata)" (7:11)
9. "Emerald Bay (Prionace Glauca)" (6:10)
10. "Rubicon Wall (Acipenser Transmontanus)" (7:58)
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