Ok è la mia prima recensione.
Ok, sono palesemente di parte dato il mio nickname, ma ci proverò.
Torna Giorgio Canali e i suoi Rossofuoco, a due anni di distanza da "Nostra signora della dinamite", l'intento di pubblicare 2 album in 12 mesi è fallito, causa il tipico blocco dello scrittore "Che cosa posso farci se mi guardo intorno e l'unica cosa che mi viene da scrivere è porcodio?".
Finalmente il blocco è passato, e i Rossofuoco sono tornati più grintosi rispetto all'ultimo lavoro e con una produzione di superiore qualità.
Si parte con "Regola #1" canzone incazzata come i vecchi tempi, ma alla quale manca qualcosa per raggiungere gli alti livelli a cui siamo abituati. La seguente "Ci Sarà" è il pezzo più "commerciale" dell'album, carica, energica, che se fatta da un ligabue a caso sarebbe di certo in cima alle classifiche di vendita, va presa alla leggera, ma merita tantissimo. In questo pezzo si inizia a sentire le armoniche, che da sempre caratterizzano Canali, ma mai come in questo "Rojo".
"La solita tempesta" vede il duetto con Angela Baraldi, seguito alla collaborazione con Giorgio nella tunrè di cover dei Joy Division (spero che ne facciano un album prima o poi). Si tratta di una ballad malinconica, con un ritornello che ti entra in testa subito al primo ascolto e non se ne esce più. Si passa poi al capolavoro dell'album "Carmagnola #3" un gran pezzo rock, con un ottimo testo in stile Canali ed un finale in crescendo, con i ritornelli prima in franacese, poi in spagnolo ed in fine in italiano.
L'album prosegue poi con le dolci ballad "Controvento" e "Treno di Mezzanotte", la prima ben riuscita, la seconda un po meno (la meno riuscita dell'album), intervallate tra loro dai toni polemici di "Morire di Noia", un rock un pò fiacco a dire il vero, che non aggiunge nulla all'album. Di seguito troviamo la bellissima "Sai Dove" inno rock alla laicità dove i toni si incazzano ulteriormente e sfociano in un ritornello graffiante che ti entra subito in testa.
"Un Crepuscolo Qualunque" sente l'influenza wave del tour sulle cover dei Joy Division, mentre "Rivoluzione strategica #6" torna su ritmi rock classici, facendo l'occhiolino agli stones e ricordando un po Bennato nel cantato. Chiude l'album "Orfani dei cieli" bellissima ballad che sembra uscita dal precedente "Nostra signora della dinamite", la più riuscita delle molte presenti nell'album.
In Conclusione, questo "Rojo", crea una via di mezzo tra i primi Rossofuoco, quei rocker incazzati con forti influenze punk e gli ultimi, più intimisti e melodici. Il tutto supportato da un ottima produzione, probabilmente la migliore mai usata dal gruppo, che però toglie un po di genuinità al buon rock sporco di Canali e compagni. Purtroppo si nota qualche passo falso a cui i Giorgio & Co non ci avevano abituato, ma tenendo conto del periodo poco ispirato di cui Canali ha ammesso di trovarsi eche il resto dell'album resta musicalmente di altissimo livello e liricamente sempre alto, anche nei pezzi più deboli, possiamo dire che la prova è nettamente positiva.
Carico i commenti... con calma