Un giorno stavo leggendo il mio solito giornaletto adolescenziale (avete presente quelli gestiti da quindicenni che non sapendo assolutamente una cippa di niente vi spacciano i The Strokes per il gruppo più rivoluzionario mai esistito?) quando sulla sezione dedicata al rock italiano notai un nome, tale Giorgio Canali, chitarrista dei CSI, nome che per me allora aveva lo stesso significato di accipirtiulo tanto per intenderci.
Sul momento non ci feci molto caso ma la settimana dopo entrando nel fidato negozio di musica scorsi la copertina del disco in questione e, senza star li ad ascoltare la mia parte razionale che mi diceva: "Oh cazzo fai? guarda che sono25000 lire e non sai nemmeno cosa suona!" , mi precipitai alla cassa dove il negoziante mi guardò storto (non so ancora oggi se fosse più stupito dal fatto che uno che solitamente portava nelle cuffiette i Limp Bizkit comprasse un cd di Canali o dall'evento del mio acquisto dato che di solito dopo un'ora di girovagare nel suo negozio me ne uscivo puntualmente a mani vuote).Corsi a casa, impaziente di sapere quanto male avessi speso i miei soldo e misi su il cd.
"Questa è la fine" è la canzone che mi fece entrare nel mondo di Giorgio, un mondo cupo, scuro, claustrofobico, in una parola negativo. La strofa iniziale "Questa è la fine, quante volte avrei voluto dirlo, un po' preofeti di sventura, un po' senza capirlo, per poi andarcene in silenzio, subito prima dell'inverno con le foglie che, come da copione, ci muoiono intorno" è la sintesi del carattere di tutto l'album. Le canzoni sono più o meno tutte delle piccole oscure storielle, in particolare questa ci racconta di quest'uomo dapprima rassegnato davanti alla morte e infine rabbioso, incapace di comprendere il motivo per il quale molti fingono che la morte non esista; la musica segue il testo, dapprima lenta e cadenzata, infine incazzata come non mai, con una chitarra elettrica lasciata libera nelle sue divagazioni furiose.
La seconda traccia procede sulla stessa scia, un intro breve e calmo lascia spazio alla furia elettrica di Canali che sfoga tutta la sua negatività maltrattando la sua chitarra fino ad arrivare ai limiti del noise.
A seguire "Pesci nell'acqua" in cui sembra davvero di galleggiare in mezzo ad un mare oscuro, cullati dall' acustica di Canali e dalla sua voce arrochita da chissà quante sigarette.
Insomma non starò qui a farvi una barbosissima recensione track by track, perchè quest'album è tutto meno che noioso, è un pugno allo stomaco, capace di farvi sputar fuori tutto il vostro malessere in 45 minuti. Vi basti sapere che a canzoni in italiano si alternano cantati in francese come "La démarche des crabes" dove Giorgio urla con tutta la sua voce la sua rabbia (ascoltare per credere). Da segnalare anche "Fuoco corri con me" con il suo testo claustrofobico e "Rossocome", sicuramente la canzone che fa più presa sul pubblico per il ritornello facile e orecchiabile (per quanto possa essere orecchiabile una frase come "Fatevi fottere, voi e i vostri alzacristalli elettrici..." e via di seguito).
Spero vi abbia convinto, questo è a mio parere uno dei più belli e sottovalutati dischi rock italiani degli anni '90, se volete dei riferimenti prendete pure gli Afterhours più incazzati, i Marlene Kuntz e, perchè no, anche un po' di CSI (che ora significano qualcosa di più di accipirtiulo nella mia testa).
Certo è che se a 40 anni suonati (tanti ne ha Canali) saremo tutti come lui sarà un bel casino, ma sinceramente preferisco essere come lui che come quei modaioli degli Strokes.
L'altro giorno entrando nel mio negozio di cd ho notato l'uscita del nuovo cd di Canali, l'ho preso senza averne ascoltata nemmeno una nota su internet, e che si faccia fottere la razionalità!
Carico i commenti... con calma