Ci voleva Paolo Conte per farmi tornare da queste parti, Gliela devo, a lui e a qualcuno di voi.
A febbraio si è esibito in uno straordinario concerto nel tempio della lirica. Da un’idea di Caterina Caselli, amica devota da sempre del nostro, che con la straordinaria Insieme a te non ci sto più, ci ha campato una vita, in fondo glielo doveva dai.
È stato il primo cantautore ad esibirsi alla Scala, lui, che da spettatore non c’è stato mai. Tutto esaurito, concerto meraviglioso, tutti in piedi, con buona pace dei tromboni-puristi che all’idea storsero il naso.
Il film è stato proiettato il 4, 5 e 6 dicembre, distribuito in tutta Italia in 250 sale.
Eravamo in 20 ieri al Parco De’ Medici Warner Village, grande complesso romano con mega sale, audio wow, poltrone comode e 20 minuti buoni di pubblicità prima dell’inizio. Una serata d’inverno fredda e umida, vagamente contiana pure lei.
Sono entrato con aspettative malinconiche, sapevo che avrei visto un vecchio che aveva promesso a se stesso che non avrebbe fatto più concerti, per via del fatto che, semplicemente non ce la faceva più. Avrebbe dovuto tenere l’ultimo nel 2020. E invece si è esibito il covid che ha coinvolto il 90% degli italiani con grande entusiasmo e convinta partecipazione. Il costo d’ingresso? …un semplice lasciapassare, in cambio di 1 2 3 (stella!) punturine… chi non ha ottenuto il lasciapassare si è ammalato ed è morto o ha fatto morire, lo disse l’ex presidente del consiglio, c’è da crederci.
Il docufilm inizia e siamo subito dietro le quinte. La band è già schierata, lui entra per ultimo, un piano sequenza lo segue da dietro, mi ricorda Birdman, il film.
Entra in scena, con passo incerto, ingobbito, macilento, si para gli occhi con la mano perché le luci gli danno fastidio. Anche le sue mani sono vecchie, certo, tremanti ed incerte, con la pelle ballerina, non suona più il piano con quel vigore, non svisa e non vola più sopra le tenebre per noi, la Milonga non fa più dannare le sue dita, pigia poche note ma mica le sbaglia, il lavoro sporco lo fa la sua orchestra.
Eppure ogni volta è diverso, Già, perché Paolo Conte non è uno da compitino, per lui i concerti sono una cosa seria anche se una volta mi disse che non sa un tubo di concerti… si vede che gli piace scherzare…
Tra l’altro, in una vecchia intervista, ammise di non amare la registrazione dei suoi brani in studio perché secondo lui non esiste la versione perfetta, laddove la versione in studio rappresenta la versione “ufficiale”. Sta cosa non gli è mai piaciuta, a lui piace dare una veste sempre nuova e diversa ai suoi lavori, la musica è libera e selvaggia ed un pittore tedesco, addirittura, una volta disse che tutta l’arte vorrebbe essere musica… insomma a lui piace dare forma alla musica, le parole i contenuti vengono dopo ed in un certo qual modo a lui vengono suggerite dalla musica stessa…
Che dire del docufilm? Beh l’ho trovato suggestivo ed interessante, si tenga presente che il concerto in sé si prende un buon 80% della durata del film, mi sono piaciute in particolar modo Sotto le stelle del Jazz e Alle prese con una verde Milonga.
Tra l’altro non sapevo che quando dice le donne odiavano il jazz e non si capisce il motivo, c’è un doppio significato dal sapore enigmistico, ovvero, non se ne capisce il motivo per cui le donne non amino il jazz/le donne odiano il jazz perché non capiscono il motivo (la melodia).
Il momento più coinvolgente, però, arriva col Diavolo Rosso, dove scioglie le briglie alla band ed assistiamo a tre lunghi assoli del clarinetto, della fisarmonica e del violino. Oppure quando si alza in piedi, al piano va uno dei suoi musicisti e canta Passa la vida como una senòrita e ti si stringe il cuore nel vedere che la sua vita è passata davvero ed è a un passo dal grande passo (ma il vecchio leone ancora fuma sigarette). Sempre in piedi fa pure Madeleine, una canzone struggente, con una melodia incantevole ed un testo poetico e dolcissimo, che lui le parole ce le mette dopo…
Chissà se qualcuno di voi in questi giorni è andato a vederlo… spero di sì!
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