Giovanni Allevi, Joy (2006) ovvero Molto rumore per nulla.

 

IN NOME DEL POPOLO (MUSICALE) ITALIANO

  

Premesso, in diritto:

- che esistono già, su questo Ecc.mo sito, due onorabili recensioni della stessa opera, che sconsiglierebbero un mio intervento in materia;

- che però l'argomento-Allevi è recentemente ritornato prepotentemente d'attualità, a causa della querelle che ha opposto il promettente e giovane (?) pianista al membro della Casta (?) Uto Ughi;

- che, in definitiva, mi piacerebbe dire due cose sull'argomento, e quindi chi se ne frega della presenza delle due precedenti (riveritissime) recensioni;

Premesso, in fatto:

- che, poiché suono (con incerti risultati) da anni il pianoforte e ne sono appassionato, ultimamente non posso più dirlo in giro senza ricevere come risposta "Ah, quindi ti piace Allevi? Come, non lo conosci? No, devi ascoltarlo ASSOLUTAMENTE, è un genio!"

- che da una rapida ricerca su Internet, emerge che non è possibile rintracciare un parere equilibrato sul tema, la folla dividendosi tra gli acclamatori di un nuovo Mozart e coloro che invece gli augurano di fare la stessa (prematura) fine;

- che l'album più conosciuto del Nostro risulta essere questo Joy, pubblicato nell'anno del Signore 2006, in seguito al quale (stando a quanto si legge nel sito http://www.giovanniallevi.it/) egli è stato definito dalla critica internazionale "il genio italiano del pianoforte" e "il Mozart del 2000" (perdincicacchio)!;

P.Q.M.

ho deciso di procedere ad un ascolto diretto, privo di preconcetti, del suddetto magnum opus, per farmi un'idea personale della faccenda, e comunicarla ai gentili utenti di Debaser (che, immagino, non attendevano altro).

 

Traccia n. 1, "Panic". Plìn, plìn-plìn. Plìn, plìn-plìn. Plì, plì-plì-plì-plìn, plì-plì-plì-plin. Plìn-plìn. Però, carina questa melodia. Graziosa, leggera, dolce. Chissà come la svilupperà. Ecco...no, adesso l'ha solo ripetuta uguale, ora certamente la svilupperà...no, questa è un'altra melodia...caruccia...ora di nuovo quella di prima...ora di nuovo l'altra...finito. Insomma, una struttura tipica di canzone pop: strofa, ritornello, altra strofa, altro ritornello, bridge, ecc... AH HO CAPITO: questo Allevi suona musica leggera al pianoforte! Bè, non ci vedo niente di male, è una buona canzone, belle melodie...con tutto ciò che ci propina il mondo della musica leggera di oggi, non ci fa certo una brutta figura, se ne sentissero spesso di belle canzoni così, a Sanremo. Ma andiamo avanti.

Traccia n. 2, "Portami via". Bel ritmo, bell'incedere, che rende perfettamente quell'idea di fluire leggero suggerita dal titolo...carino...però c'è qualcosa che non va...cosa sarà? D'improvviso, mi vengono in mente le parole di Rubinstein sul pianoforte: "Pensate che si tratti di uno strumento? Sono cento strumenti!". Qui sta tutto il fascino del pianoforte: ha il suono di per sé più astratto, meno sensuale degli altri, ma ha una versatilità, sconosciuta agli altri, che gli permette di evocare cento e ancora cento sensazioni, mondi, situazioni, COLORI...E allora ecco qui cosa c'era che non andava: il suono è poco affascinante. Qui, di colori, altro che cento, ce ne sono solo due, tre al massimo: il plìn-plìn, il plìn-plìn un po' più forte, il plìn-plòn. Stop.

Traccia n. 3, "Downtown". Arpeggio pianeggiante, melodia pianeggiante, armonia pianeggiante. Tonica, sottodominante, dominante. "Well it goes like this, the fourth, the fifth...The minor falls and the major lift..." cantava (e suonava) Leonard Cohen in Hallelujah. In altre parole: gli accordi (e le loro successioni) basilari (e per questo anche scontati) dell'armonia tonale, quella che da oltre quattrocento anni domina la musica occidentale, e la cui messa in discussione costituisce una delle linee-guida della musica classica, dal romanticismo in poi (cioè oltre 150 anni fa)...non male, per essere il Nuovo che avanza.

Traccia n. 9, "Back To Life". OOOPPSSS, ma le tracce n. 4 e seguenti? Bè, è seccante ammetterlo, dato il preciso impegno che ho assunto con gli utenti di Debaser, ma...credo proprio di essermi addormentato! E cosa c'è di strano ad addormentarsi, in questo marasma di plìn-plìn-plumine, in cui tutto è programmato, in cui tutti gli elementi della composizione (ritmo, melodia, armonia, struttura, suono) sono scientificamente levigati, in cui è chirurgicamente asportata ogni asperità, ogni brivido, ogni deviazione dal binario, ogni pugno nello stomaco, insomma qualunque cosa che possa scuotere l'ascoltatore e distrarlo da quella sensazione di dolce cullare, di rilassamento (paragonabile a quella che si prova in un centro-benessere, espressione che ho ritrovato in parecchi recensori di Allevi: sarà un caso?), che l'ascoltatore distratto identifica con la musica classica ("Ah, la classica?Sì l'adoro...mi fa rilassare un sacco!", quante volte avete sentito questa frase, magari trattenendo a stento un sorriso, ripensando, che ne so, alla Quinta di Beethoven, o alla Notte sul Monte Calvo di Mussorgsky), ma che, chi la classica la ascolta veramente, non può che trovare SOPORIFERA? Senza che ci sia niente di offensivo in ciò, ripeto: è musica che provoca sonnolenza, perché è stata PROGRAMMATA per produrre sonnolenza, perché ad essa è completamente estraneo il proposito di rappresentare i drammi, le angosce, gli slanci passionali, le forti gioie e gli altrettanto forti dolori, i veri sentimenti dell'uomo insomma...scopo che è invece il preciso compito della Musica, classica o no, ma con la M maiuscola. Musica onesta, questa di Allevi, sempre gradevole, a tratti ispirata, mai complessa (ad onta di quanto dicano in tanti), GIAMMAI virtuosistica (sono il primo a fregarmene del virtuosismo, ma anche questo è stato detto), ma che scorre leggera, troppo leggera, che scivola senza lasciare tracce evidenti nell'anima, laddove la Grande Musica (ripeto: classica o no, non ha importanza) è capace di lasciarvi solchi sanguinanti, o viceversa di curarne di già esistenti.

A tal proposito, un inciso, che è anche conclusione: il Maestro Allevi ha risposto alle critiche di Uto Ughi autodefinendo la sua musica Classica Contemporanea (!!!???). Benedetto ragazzo, si tratta di un'espressione sbagliata in partenza: la classica non è un genere musicale, è la musica che ha attraversato gli anni mantenendo intatta la propria capacità di esprimere, diventando così ASSOLUTA. Pertanto, solo i poster(i) potranno darci l'ardua sentenza: dirci, cioè se la tua musica avrà la capacità di divenire CLASSICA, cioè SENZA TEMPO.

Io, dal canto mio, non possedendo la sfera di cristallo per rispondere a questa domanda, ribadisco la mia, di sentenza, posta all'inizio della recensione, e che può qui essere, meno elegantemente, riformulata:

Giovanni Allevi, Joy ovvero Tutto ‘sto casino per questo dischetto?

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