E' stata mai redatta la classifica dei dischi più brutti di tutti i tempi mai realizzati in Italia? Mi vengono in mente Pippo Franco con la sua "Mi scappa la pipì papà", la Heather Parisi di "Cicale", i peggiori Albano & Romina, Toto Cutugno, "Italia" di Mino Reitano (però il brano è di Umberto Balsamo), Gli alunni del Sole, i Santo california, la peggiore cantante italiana di tutti i tempi: Caterina Caselli, il pulcino Pio, certe sigle di cartoni animati Fininvest, Mal e il suo "Furia cavallo del west..". Basta, non mi stò sentendo bene..
Eppure il nostro Wolfgang Amadeus di Ascoli Piceno (in arte Giovanni Allevi), con questo suo ultimo parto (cesareo), avrebbe diritto di entrare nei primissimi posti di questa infelice hit-parade. Raramente si è potuto ascoltare qualcosa di più immondo, rabberciato, retorico, superficiale, provinciale, pleonastico, e altri termini che ora non mi vengono in mente (ma sarebbe bene che qualcuno li inventasse in fretta apposta per Allevi), di questo cd che riesce a essere la quintessenza del nulla integrale. Non è musica classica meno che mai contemporanea, non è nemmeno musica leggera. Allora sarà New Age? No. E' qualcos'altro? No. E' semplicemente il niente. Moduli classicheggianti che non emozionerebbero nemmeno mio zio, vengono accostati (pure malamente), a strutture pseudo-moderne o per meglio dire (mi si passi questo aggettivo orribile ma che forse riesce a rendere l'idea) "modernistiche", che di presunto moderno non hanno proprio nulla, essendo altro che moduli musicali talmente elementari da far accapponare la pelle ad un anatra.. Perfino l'immondo Richard Clayderman o l'abominevole Steven Schlaks sono riusciti ad essere più sinceri di Allevi: la loro proposta è stata dichiarata fin dall'inizio: canzoncine per tardone in cerca di uno scampolo di brividi passati gli "anta" per una serata con il loro capoufficio, o musica di sottofondo per scopate in macchina, con tanto di giornali attaccati ai vetri contro i guardoni..
Allevi è andato oltre: con una presunzione tra Napoleone Bonaparte e Gengis Khan, l'occhialuto filosofo di Ascoli Piceno ha dichiarato di voler ridisegnare i caratteri della musica moderna e del pianoforte (infatti stavamo aspettando lui..), come se compositori e pianisti del calibro di Ligeti, Reich, Cage (nella contemporanea), o Bill Evans, Lyle Mays, Ahmad Jamal, Keith Jarrett, Chick Corea (nel jazz), non fossero mai esistiti. Questo è intollerabile. Tale arroganza è stata sostenuta e imposta alla povera opinione pubblica, tramite campagne pubblicitarie massicce a fior di soldoni (di chi? della sua famiglia?..), riuscendo ad imporre alla stregua di una nuova saponetta, un personaggio che poteva andare bene al massimo per alietare (e nemmeno tanto), qualche decina di persone ad una festicciola estiva o a un matrimonio..
L'inganno volge al termine, il pallone si stà sgonfiando. Nell'era di Internet, anche l'individuo più sprovveduto ormai ha capito di chi stiamo parlando. Presto i dischi di Giovanni Allevi troveranno la loro giusta collocazione negli scaffali di qualche mercatino rionale, della serie: "Oh, te lo ricordi questo, stava sempre sui giornali. Ma che fine ha fatto?". La fine che meritava, aggiungo io..
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