Son trascorsi più di vent'anni dall'ultima volta che ho avuto occasione di apprezzare Giovanni Lindo dal vivo: all'epoca sedeva immobile sul palco, quasi piegato su se stesso. Da allora non posso dire di aver seguito con meticolosa attenzione le gesta artistiche seguite alla fine del Consorzio Suonatori Indipendenti. Cio che ho superficialmente ascoltato dei PGR mi ha lasciato sostanzialmente indifferente; mi pare di ricordare (molto vagamente) qualcosa del progetto "elettronico" Co.Dex: ma son passati secoli ormai. Del più recente frangente letteral-equestre non so praticamente nulla.
Eppure quando ho saputo della sua presenza in solitaria al Du Fest in quel di Bauladu ho sentito il desiderio di esserci.
M'aspettavo, come talvolta accade in queste occasioni, una sparuta affluenza di umanoidi: i soliti nostalgici aficionados e le vecchie cariatidi, incartapecorite come il sottoscritto, attirate più che altro dal ricordo irripetibile di ciò che un tempo è stato.
Mi sbagliavo. Come sempre.
L'anfiteatro all'aperto risulta viceversa ricolmo in ogni interstizio: una folla impressionante sugli scranni basaltici dell'emiciclo, avvinghiata ai panini con sartizzu generosamente distribuiti (a pagamento) nelle viuzze laterali, tanta gente in piedi sia sotto il palco che in ogni dove. Forse son tutti(*) qua per i panini "vegani".
Però c'è davvero troppa gente!
Inizia ad assalirmi un atroce dubbio; ma non è che nel mio confuso girovagare tra i paeselli del centro Sardegna ho sbagliato loco?
Magari qua canta quel grande Artista di Gabbani: nei giorni precedenti avevo visto i suoi cartelloni appesi percorrendo le scalcagnate strade insulari.
O magari canta lo scimmione: che sarebbe già un bel passo avanti.
Verifico il biglietto.
No.
C'è proprio scritto Du fest: Giovanni Lindo Ferretti, Bauladu, Anfiteatro Comunale 07-08-2017. Ore 21.30.
Pare proprio che siano qua davvero tutti per Lui: e non sono neanche tutti mufloni dell'era quaternaria come il sottoscritto.
Il concerto inizia in sordina con la pacata "Brace" (CSI) seguita da "Inch'Allah, ça va" (CCCP) e dalla più recente "Pons Tremolans", tracciando quello che sarà il canovaccio di tutta la serata: una frastagliata e ondivaga rilettura delle diverse fasi dell'universo artistico Ferrettiano.
Il primo aspetto che salta all'occhio e soprattutto all'orecchio é che il Ferretti è incredibilmente vispo: perlomeno rispetto ai miei foschi rammenti; tra un pezzo e l'altro (ma anche tra una strofa e l'altra) fuma come un (tabagista) turco, cantando in piedi, oserei dire ottimamente, per le quasi due ore di concerto.
Strumentalmente viene accompagnato da due amici di lunga data, Ezio Bonicelli e Luca Rossi, già noti per aver prestato servizio negli Ustmamò, i quali lo sorreggono perfettamente a livello strumentale nel suo ripercorrere stralci parecchio diversificati del suo ampio retroterra musicale: violino, basso elettrico, chitarra più o meno grattugiata con aggiunta di basi percussive pre-registrate sono l'armamentario che funge da materia sonora per le ampie riletture messe in piedi dal nostro.
Si riportano in vita, sotto una nuova luce e diverse angolature (Deo Gratias), parecchi pezzi di autentica storia del nostro; gli estratti più datati marchiati CCCP risultano decisamente quelli più apprezzati dal pubblico: la rivisitazione di "Curami", "Annarella" e della fantomatica "Tomorrow" di/con Amanda Lear su tutte.
Parecchie anche le incursioni nel periodo CSI meno mondano (una versione particolarmente intimista di "Cupe Vampe") che vengono accolte con somma soddisfazione dagli astanti.
I pochi brani estrapolati dalle ultime produzioni del nostro sono quelli che forse accolgono meno i favori del pueblo: non tanto per la mancanza di qualità intrinseca (ottima "Ombra Brada") quanto per la natura stessa dei brani, non troppo inclini al mero coinvolgimento epidermico e viscerale.
Al volgere del termine del concerto, dopo un breve monologo sulla attuale grama condizione dell'umanità tutta che non ho ben decifrato, Giovanni ha cordialmente rivolto i complimenti alle prime file del pubblico prospicente per quanto fosse "intonato" e in sincrono nel seguire il concerto in modalità karaoke.
Moltissimi hanno applaudito felici. Personalmente ho avuto come la sensazione che li stesse platealmente prendendo per i fondelli.
Grande Giovanni Lindo.
(*)
Gli unici presenti in loco che non hanno assistito al concerto erano due Carabinieri che scendevano e salivano continuamente dal potente mezzo messo a disposizione dal
Ministero della Difesa: parcheggiato sul lato del palco, azionavano e disazionavano l'apposito telecomando dell'antifurto con mirabile sfarfaglio lucente annesso.
A un certo punto ho pensato che facessero parte della parte visual del concerto: poi non si lamentino se li si prende per il.
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