Colin Newman è una delle menti più creative del rock degli ultimi trent'anni. L'esperienza camaleontica dei suoi Wire ha segnato la storia della musica riperquotendosi nelle note di artisti appartenenti ai contesti musicali più disparati; da solista è stato in grado di regalarci pietre miliari di poesia, in bilico tra vena avanguardistica e genuino spirito "POP" come lo strabiliante A-Z.
Il capitolo Githead, che vede anche la presenza della moglie di Newman Malka Spiegel, è l'ennesima perla inanellata nella saga creativa dell'artista inglese. "Art Pop" (quale migliori parole per descrivere l'atmosfera di questo album!) è un gioiello di raffinatezza minimale, semplicemente e orgogliosamente POP. In questo album la poetica di Newman si dirige a scandagliare la storia della musica rock in tutte le sue sfaccettature senza saccheggiare, bensì per rielaborare in uno stile maturo e raffinato il linguaggio della cultura musicale contemporanea. Ogni singolo pezzo brilla di propria luce e allo stesso tempo dopo l'ascolto sembra inseparabile dal lavoro nella sua interezza. "On Your Own" e "Drive By" vanno a rinverdire i fasti dei Wire di "Send" pur mantenendo una vocazione deliziosamente commerciale di fondo.
"Drop" suona in bilico tra ritmiche Funky e atmosfere Hip-Hop, in cui la voce di Newman scivola delicatamente. "These Days" e "Lifeloops" sono deliziosissimi stornelli avantpop. In "Space Life" la sessione ritmica a là Talking Heads resta intrappolata in un tappeto elettronico claustrofobico ma mai invadente. "Rotterdam" prepara alla chiusa del disco aprendosi in vocalizzi che sembrano omaggi ai My Bloody Valetine di "Tremolo" pur imponendo una forte identità. Nell'ultima traccia, "Live In Your Head", si schiude il mistero; i ritmi si stemperano, la voce di Newman è il campo in cui dialogano armonicamente i diversi linguaggi che parlano in questo lavoro, mentre una chitarra sinuosamente "shoegaze" chiude il magico cerchio Githead.
Semplicemente, meravigliosamente Pop.
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