Io questo film me lo guardo per arrivare piano piano alla scena finale dell'esame dove ci sono quelle due belle chiappone di Carmen Russo.
È l'apoteosi di un percorso assurdo fatto di Pier Capponi, collegi e mozzarelline. Il regista comunque è magnanimo a fornirci "argomenti carnosi" per resistere fino alla fine strutturando Il film per tirar fuori da ognuno di noi quel sano e legittimo voyeurismo. Traccia questo percorso la semplicità di Carmen Russo che nel film è Valentina, una candida anima in un corpo peccaminoso.
La necessità che parte dal profondo nell'intravedere una realtà alternativa, fatta di piaceri intangibili come solo l'erudizione e la conoscenza sa dare, è lo stimolo che permette alla protagonista di mettersi in gioco e provare ad evolvere. L'abnegazione e la forza di volontà di Valentina per un cambiamento è ammirevole ed esempio per tutti: per arrivare allo scopo la "mozzarellina" è congelata a tempo indeterminato. E più si presta a questo sacrificio cosciente e più l'esterno si adopera per tentarla: "quant'è dura la cultura".
Aristide, il marito salumiere (un inarrivabile Renzo Montagnani), subisce appieno il cambiamento ma si adopera in tutti i modi per riportare l'ordine incappando in vicissitudini continue. Non da meno tutti i comprimari partecipano brillantemente alla riuscita di questa "commediaccia", battutacce invasive a destra e a manca con punte di grevità sublime che resuscitano anche gli scheletri.
Magistrale è l'interpretazione di Enzo Ributti (il Pier Capponi) specialmente nella scena conclusiva dove lo troviamo a servire al banco della salumeria dove impeccabilmente esegue le direttive mortadellare del padrone. Gustavo il bidello, interpretato da Tony Ucci, non è da meno: una dietro l'altra di dissanguamento di portafogli altrui. Alta scuola da parte della preside arrapata, Marisa Merlini non si discute, in confronto c'è da mettersi a piangere con quello che oggi passa il convento.
Alla fine a suon di sganassoni e "esperanza de Escobar" la cultura trionfa con la promozione (almeno da parte nostra) della procace Carmen.
Ripetiamo tutti in coro: "Compito in classe: Il salame nel medioevo. Chi sbaglia dovrà scrivere 100 volte sul quaderno: "La cultura è grande ma io sono uno stronzo!" L'avanspettacolo forma più dell'università. Questa si che è la gavetta giusta.
Che chiappe ragazzi...
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