A volte mi succede questo: ascolto per la prima volta un album che mi piace da morire, e dopo una manciata di minuti mi ritrovo con la testa completamente svuotata da ogni pensiero complesso, riempita di melodie e colori, gli occhi brillano e mi si stampa in faccia un sorriso estatico e meravigliato, come quello di un neonato che esplora il mondo intorno a sè. Una sensazione che ho avuto la fortuna di provare un bel po' di volte e, a dirla tutta, è proprio la ricerca di questo stato mentale che mi spinge più di ogni altra cosa ad ascoltare musica, a conoscere nuovi artisti. A chi come il sottoscritto non interessa nulla della storiografia, men che meno della mitologia, che della tecnica capisce poco e niente ed è troppo pigro per studiarsela, cosa rimane? L'emozione per l'appunto, e quest'album di Giuni Russo ne è un'inesauribile cornucopia. Ah, Giuni Russo, nata nel posto giusto ma con un'ambiente e un pubblico sbagliati fino al midollo. Posto giusto, proprio così, inutile riciclare il solito, tristissimo luogo comune che se fosse nata altrove sarebbe stata più conosciuta, avrebbe venduto di più eccetera: Giuni è stata un'artista italiana e questo è un motivo di sano orgoglio, lo dico da antinazionalista e anti-antinazionalista in egual misura, oltre a questo, risulta ovvio che la bellezza della sua musica sta anche nel suo carattere spiccatamente italiano, non solo nella lingua ma anche nelle infuenze stilistiche e musicali. Eclettica, colta, moderna, aperta, di larghi orizzonti ma con un'anima profondamente mediterranea, che la caratterizza più di qualsiasi altra cosa.
Parlare di questo album cominciando da "Alghero" può sembrare l'approccio più facile, quasi scontato, eppure non ne trovo uno migliore: qualcuno ricorderà la sua seconda (e ultima) grande hit come un tormentone estivo, forse anche un po' datato e inflazionato, eppure rimane una splendida canzone, perfetta come incipit di questo disco. Si, perchè "Giuni" è ritmo, colore, gioia e vitalità, e "Alghero" è la summa di tutti questi elementi, espressi in una forma semplice, spensierata e accattivante. Una calda notte d'estate in riva al mare, corse sfrenate su moto cromate; è il suo modo di rompere il ghiaccio, di creare un legame semplice, basato su sensazioni di piacere e divertimento, il preambolo ideale per poi esplorare in profondità, conoscersi meglio. A riprova dell'importanza di "Alghero", in questo album c'è anche una canzone che ne è quasi un riflesso, una metà nascosta: "Con te", il soggetto è sempre lo stesso, il sogno di una notte d'estate, momenti preziosi in compagnia di un'anima gemella, ma rielaborati in una chiave più intima e personale. Il risultato è una canzone d'amore dalla progressione melodica travolgente e cristallina, una gioia vivida e appena velata da un sottile tocco di malinconia.
Il leitmotiv che ricorre con più insistenza però è un'ironia sottile e civettuola verso le stramberie della moda e più in generale verso il culto ossessivo dell'immagine esteriore, che si traduce in canzoni colorate, argute e volutamente kitsch tra cui spicca in particolar modo la conclusiva "Illusione", piccolo capolavoro di due minuti netti, melodia italiana di gusto anni '60 contaminata di elettronica e armonie arabeggianti, mentre "Occhiali colorati" e "Glamour" riprendono sapientemente sonorità synth pop con un approccio fresco, spigliato e divertente, che non risente affatto del peso degli anni. Sempre restando in un ambito di pop italiano con un'anima internazionale, con "Piove piove" Giuni dimostra di saper graffiare con chitarre incisive e un cantato grintoso ma pur sempre elegantissimo, quasi a'la Grace Jones, mentre "Sogno d'oriente" sfoggia una sinousa ed ipnotica melodia new wave dalle contaminazioni etniche e liricheggianti, splendidamente abbinata ad un testo visionario, pieno di esotismi e suggestioni in perfetto stile Battiato.
Il vertice assoluto dell'album, perla tra le perle, rimane comunque "I ragazzi del sole", poetica, atmosfera, sensualità, immaginario evocato, voce da pelle d'oca: semplicemente la perfezione, un fulgido esempio del potenziale immenso del pop "italiano", un potenziale che Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini hanno saputo sfruttare appieno, con classe, personalità e passione. Per chi continua ossessivamente a cercare il Bello in senso lato anche dopo averlo trovato più e più volte, per gli animi aperti e mai sazi di fascino, suggestioni e poesie questa è una tappa obbligata, una sosta per ammirare un panorama variopinto e cosmopolita, eppure ancora puro e naturale.
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