"Ecco, esce
Lo stridio animale, da cavalla, di Klara.
Il sangue lorda il ventricolo del letto tra le cosce.
E' nato.
E' una non-persona. Attende di diventarlo.
Lo chiamano Adolf"
Fin dagli albori della Società la Storia rappresenta agli occhi dell'Uomo un mostro diabolico con il quale condividere l'esistenza su questa Terra. Almeno fino al dì della sua estinzione. Almeno fino a quel così decantato Giudizio Universale che scaccerà la specie Homo Sapiens da questo Pianeta per gettarlo in una misteriosa dimensione immateriale, iperuranica, che prende nomi e denominazioni diverse a seconda delle varie Fedi e misticismi: Paradiso, Inferno, Purgatorio...solo per citare i derivati dogmatici di matrice cristiana.
L'Uomo guarda la Storia, la scruta, la analizza, ne percepisce la presenza incombente, prova paura, tenta di annullarla, di manometterla, di manipolarla. Da ciò scaturisce un dogma imprescindibile: essa è il prodotto materiale e concreto dell'Uomo che, attraverso le sua azioni, il suo intervenire sulla Terra, intervento che subisce il carattere razionale insito nel DNA umano, modifica, si inserisce nell'eterno trascorrere invisibile e impercettibile del Tempo. Storia e Tempo: due categorie concettuali legate l'una all'altra dal perpetuo intervento umano, concetti astratti, artificiali, artificiosi. Tuttavia fondamentali, irrinunciabili. Che si connetta la Storia ad idee filosofico-positiviste del Progresso, a dottrine nichiliste-nietzschiane di Eterno Ritorno... la sorgente di qualsiasi pensiero è un dato stabilito come certo e impresindibile: Storia è legame temporale, artificio di attimi, edificio di momenti.
Il mio interesse verso la Storia come artificio umano di avvenimenti è più che notevole: essa mi fornisce convincenti e ragguardevoli considerazioni sulla attuale struttura umana, sui suoi sviluppi, sui suoi mali. E' la Madre, la Sposa del Passato, del Presente, del Futuro. Dalla Storia e alla Storia convergono e di diramano diforcazioni tematizzanti l'Economia, la Società, la Politica, le Sovrastrutture morali e religiose, gli Ideali. E' il polo magnetico di una immensa mole di contesti umani. La Storia viene prodotta nella modalità analoga con la quale il bambino modella la creta e la plastilina: attraverso il Concreto, il manomettibile, il modificabile, il cancellabile, l'annullabile, il ricreabile, il distruggibile, l'annientabile.
Adolf Hitler è un personaggio che ha saputo applicare, anche con conseguenze nefaste e catastrofiche, al 100% le categorie di modificazione e annullamento al processo storico, attuando per certi versi quel materialismo storico di matrice marxista, categoria e concetto tanto rifiutati e odiati dallo stesso.
Genna sforna un'opera che intende affrancarsi dalla classica saggistica e produzione scritta storico-sociale. E' una narrazione che rifiuta l'austerità, la rigidità, la poca flessibilità che manuali e volumi possiedono, al fine di saggiare una biografia che aggiunge alle tipiche prerogative del testo storico le corrispettive del romanzo. Ma non è finita qui. Compie infatti una "mini rivoluzione" stilistica, fondendo il meglio del meglio appartenente ad una vasta gamma di generi letterari e plasmando una narrazione cruda, realistica e veritiera, tuttavia arricchendola con pathos, oscurità, vivacità e drammaticità, un tour de force sinusoidale di narrazione cronologica schietta e introspezione psicoanalitica del personaggio chiave.
L'esempio più eclatante è il valido inserimento di un filone fantascientifico-horror rappresentato dalla saga mitica nordica, in particolar modo del Lupo Fenrir, il Lupo della Fine, testimone della venuta al mondo del Dittatore, osservatore passivo della tragica evoluzione dei fatti e Giudice post-mortem. La saga storica di Hitler piomba, seppur conservando paradossalmente la veridicità e la pura realtà empirica degli eventi storici, in un contesto fantastico. Il tentativo di unione di narrazione storica (e pertanto della pura realtà oggettiva) e di arricchimento stilistico fantastico è riuscito alla perfezione.
La struttura dell'opera racchiude al suo interno ulteriori elementi di innovazione: eliminati i lunghi capitoli aggreganti periodi storici ben distinti, Genna, accanto alla consuetudinaria narrazione temporale, suddivide il suo lavoro in mini capitoletti precisanti un determinato contesto temporale e di luogo, trasformando una biografia/monografia in un vero e proprio diario di vita esterno e indiretto, attraverso la rivelazione di scoop quasi sconosciuti, la ricreazione di dialoghi, l'attuazione di flashback, di riflessioni intime e scabrose, tutte aventi come comune denominatore la vita e l" opera" del terribile Fuhrer.
Dall'infanzia alla morte per suicidio in una Berlino devastata, infiammata e sottomessa, passando per un'adolescenza senza frequentazioni, delusioni cocenti, fallimenti, sogni infranti, decadenza morale, rinascita spirituale e cosciente, una esistenza contrassegnata dall'affluire nella mente e controversa di Hitler di una moltitudine di ideali, nietzschiano, wagneriano, idealistico, apollineo, anti-positivista, razzista, reazionista, belliscista, narcisista, totalitario, nazionalista. Un continuo forgiare una mente contorta, segnata da una difficile situazione familiare (padre Alois, figlio illegittimo, diventato legittimo con l'inganno e la mistificazione, tecnica assorbita totalmente dal giovane Adolf, madre Klara, debole, in totale balia del marito-zio), dalla sofferenza seguita dalla mancata ammissione all'Accademia di Vienna e alla morte della madre per tumore, al degrado conseguente alla vita da pseudo-dandy in Vienna, nullafacente e sognatore.
Adolf ventenne è un reietto, senza una occupazione, un lavoro, soltanto grandi ideali, in particolar modo una crescente fede antisemita e razzista, contro il "germe giudaico marxista" colpevole della decadenza dello Spirito tedesco e nordico decantato e celebrato da Wagner, "messia" degli ideali germanici. Trova la miseria, conosce la fame, la solitudine, la desolazione della "Mannerheim", la sistemazione per i "senzatetto" di Vienna, testa immane, capitale di un Impero prossimo al crollo. E verrà la guerra, la sconfitta, l'umiliazione di Versailles, la scoperta da parte di Adolf del DAP (Deutsche Arbeiter Partei - poi NSDAP) formazione politica la quale sarà per il resto della sua esistenza l'unica ragione di vita. E ancora: il fallito putsch di Monaco del 1923, la detenzione al Landsberg, la concretizzazione del programma nel Mein Kampf, la ricostruzione del partito, la corsa alle urne, la vittoria, l'abbattimento della Repubblica di Weimar e fondazione del Terzo Reich, l'attuazione di uno Stato Totalitario, la repressione, la persecuzione antisemita, la guerra, l'universo concentrazionario, la sconfitta, la morte.
Hitler possiede una personale denominazione all'interno dell'opera di Genna, presumibilmente ricavata dalla biografia ufficiale del Fuhrer di Joachim Fest: la Non-Persona, un uomo che irradia morte, annullamento, cancellazione, spegnimento: le vite, non solo di quei 6 milioni di ebrei trucidati nelle varie Auschwitz, ma anche della nipote Geli Raubal (verso la quale è attestato un rapporto morboso e incestuoso nipote-zio, basato su perversioni sessuali, ricatti morali, impedimenti, paranoie schizoidi) e della moglie Eva Braun, e di altre donne (Unity Mitford detta La Valchiria...) che hanno affrontato il passaggio all'oltretomba per causa sua o persino in nome suo: una potentissima calamita abbordante mentalità fragili, deboli, paranoiche).
Hitler: l'amore è deviazione, in nome di un crudo pseudo-darwinismo sociale, l'uomo è un insignificante ingranaggio di una macchina potente e attiva, l'individuo è annullato in nome di una Totalità che si sostituisce a Dio e all'Onnipotente. Lo Stato perde qualsiasi connotazione liberale-democratica al fine di una universale e totale onnivervasività all'interno di una Società costruita e decisa a tavolino: cittadino è solo colui che possiede una ben determinata tipologia di "sangue" all'interno di uno specifico e delimitato territorio che per via necessaria sarà chiamato a recuperare uno "Spazio Vitale" attraverso una graduale e feroce espansione verso Ovest e, soprattutto, verso Est, le Russie, le distese ora dominate da Stalin e da una "razza" inferiore, necessariamente da sterminare e annullare.
Particolare è il cuore dell'opera, una drammatica retrospettiva sull'universo concentrazionario dei vari Auschwitz & co. (1941-45) , ricca di testimonianze dirette, di riflessioni schiette, crude, brevi e dirette, pullulante di teatralità. Qui Genna, come se fosse davanti ad uno specchio, si interroga, senza risposta, su quegli avvenimenti, creando un'atmosfera rarefatta e cupa, ma ricca, intensa e profonda. Ub'alternanza inquietante, irregolare di fatti storici, domande, frasi scarne, tutti elementi volti a sottolineare la catastrofica drammaticità del tema in analisi.
"Germe dovunque e germoglio di Anna Frank
Ce ne furono tanti che crollarono per sola fame senza scriverlo, quella di Anna Frank non deve essere, non è privilegiata memoria.
Anime che s'irraggiano ferme e limpide su migliaia di altri volti"
Termino questa recensione con un'ultimissima citazione. Opera più che positiva.
"Il Mondo si regge in virtù della cantilena dei bimbi fra muri delle case di studio, intenti a ripetere parole antiche che di generazione in generazione si propagano fuori della finestra, ma anche dentro le fibre del cuore e della mente.
Basta che esista un solo giusto perchè il mondo meriti di essere stato creato.
Sii il maledetto e non colui che maledice"
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