Dopo il controverso e discusso "Malena", Tornatore torna a raccontare la drammatica storia di una donna. Una storia crudele, tagliente come il vetro, figlia della cronaca dei questi nostri giorni, sempre più bui.

Se nel suo precedente film infatti era il pettegolezzo, uno dei motivi scatenanti della vicenda, frutto di fantasie più o meno partorite da invidia e sospetto, qui ciò che è alla base della vicenda sullo schermo altro non è che verità... triste, dolorosa... ma pur sempre verità. La protagonista, Irina è una 32enne donna ucraina, che giunge  a Trieste in cerca di una casa e di un lavoro. Una storia che potrebbe essere riconducibile subito a quella di tante donne dell’est giunte in Italia, tranne che per qualche piccolo particolare.... La ragazza infatti ha fin troppi soldi nascosti nel suo appartamento, non necessita di lavorare per vivere, e il suo unico scopo è penetrare all'interno della quotidianeità di una famiglia benestante di artigiani orafi, gli Adacher, che abita nel palazzo di fronte al suo. Per riuscire nel suo intento si ingrazierà il portiere dello stabile promettendogli una percentuale sul suo salario, convincendolo dapprima a farsi assumere per pulire le sontuosa scala del palazzo e successivamente, quando la tata degli Adacher, finirà in coma, a mettere una buona parola con questi ultimi per essere assunta in sostituzione della poveretta. La sua quotidianeità da quel momento vive degli echi di quella famiglia, ma soprattutto degli abbracci della piccola di casa, Tea, una bimba di 4 anni affetta da una rara malattia che le impedisce di avere riflessi e reazioni di tipo difensivo. Proprio in virtù del tenero rapporto sviluppato con la piccola, Irina deciderà di aiutarla a uscire dalla sua situazione di perenne vittima, e a reagire ai soprusi e alle cadute...

A perseguitare però la tranquilla esistenza che la donna è riuscita a conquistarsi, ci sono i ricordi. Ricordi di un passato oscuro e torbido, di un'amore idilliaco che è sparito, di violenza e soprusi... ricordi che a conti fatti potrebbero non essere troppo lontani... e qui sono costretto a fermarmi... Costretto si, perchè sono molti i punti che dovrebbero necessariamente  essere svelati, necessari a capire la totalità dei temi e dei fatti  trattati dal regista in questo film... ma tradirei la sua trama, il suo essere, fatto di ombre e di mistero... e anche perchè in un modo o nell'altro, siamo di fronte ad un giallo.

Analizzando la fase narrativa, bisogna innazitutto ammettere che il modo di raccontare questa vicenda, è stata la prima scelta vincente di Tornatore. Se a conti fatti il soggetto ben si prestava alllo sviluppo di un film distaccato, che inquadrasse i fatti da una certa distanza, il regista italiano ha invece scelto la via del noir cattivo e spietato, che a tratti può perfino risultare esasperato. Una scelta coraggiosa che va decisamente premiata. Il suo lavoro poi è davvero ineccepibile... indipendentemente dai gusti personali riguardanti i suoi film, Tornatore è uno che il suo mestiere lo sa fare bene... molto ma molto bene. Il suo stile si adatta perfettamente a seconda dei luoghi dove sono girate le scene... è sontuoso ed elegante nel prestigioso palazzo degli Adacher, freddo e distaccato nei momenti di solitudine di Irina,  frenetica e disturbato durante i flashback dolorosi e mortificanti, caldo e partecipe in quelli dolci (che in realtà saranno a malapena due!). Il cast è tutto all'altezza... La protagonista è davvero eccezionale, incarna in sè tutti lati che una donna con trascorsi simili potrebbe avere... Pierfrancesco Favino è un marito apatico e poco decisivo nella vita della sua famiglia. Claudia Gerini è invece, al contrario del marito, una donna decisa, che stringe con forza ogni cosa che si è duramente guadagnata. Infine da citare Michele Placido nei panni di uno dei personaggi più brutti e disgustosi (in senso buono) che abbia visto.

Le musiche che accompagnano lo scandire delle vicende sono tutte bellissime, con alle partiture l'egregia collaborazione del maestro Ennio Morricone, ormai presenza fissa all'interno del cast dei film del regista siciliano. Purtroppo è brutto notare che uno dei difetti più evidenti di questo film è proprio legata alla figura del maestro. Infati durante tutto l'arco della pellicola, la musica è davvero troppo ingombrante, fin troppo astuta e inistente nel cercare di suscitare tensione nello spettatore.. sembra che ogni frase musicale sia lì a ricordarti che da lì a poco succederà qualcosa...come neanche nei film dell'orrore. Questo cozza un po' con l'impronta fortemente realista data in linea generale al film, e gli regala purtroppo anche qualcosa di televisivo.... Impossibile infatti non notare come il film anche con un minore accompagnamento musicale, avrebbe potuto rendere in maniera ancora migliore, considerando che le scene in cui è totalmente assente, hanno una drammaticità più tangibile, più vicina... come per esempio la scena dell racconto nel carcere. Altro piccolo neo sono da ricercarsi in alcune fasi dell'intreccio. In certi punti la trama rimane in sospeso, lasciando dei punti interrogativi grossi come alberi, e certi fatti si svolgono senza che ci sia una vera ragione che li giustifichi. Infine l'eliminazione della scena del circo avrebbe sicuramente giovato. 

In definitiva un film caldamente consigliato, un prodotto italiano davvero ottimo, come ormai non se ne vedevano da parecchio.

Carico i commenti...  con calma