Tra gli storici collaboratori di Franco Battiato non potevo non dedicare uno scritto a Giusto Pio, artefice senza dubbio dei successi anni Ottanta del cantautore di Riposto. Il disco che ho scelto di recensire, essendovi già Legione straniera e Restoration, è il primo del Maestro, ovvero Motore immobile.

Giusto Pio, maestro e insegnante di violino, non si era mai accostato alla musica leggera, ma convinto da Battiato decide di tentare una avventura di pop colto. Ma prima appunto c'è questo disco uscito per la Cramps nel 1979, dove ogni brano occupa un'intera facciata. Volendo, e dovendo fare dei confronti con l'opera di Franco Battiato, la traccia che dà il titolo al disco ricorda più la Messa Arcaica del 1994 che non i lavori degli anni Settanta. Invece in Ananta (ispirato alla beatitudine della religione induista) si scorge tutto il minimalismo di pezzi come , Café table musik e Sud afternoon. Anche qui la musica si “demusicizza" e l'ascoltatore è rapito dall'estasi e non si rende conto che i due brani durano in totale 31 minuti.

Tra le curiosità di questo album il voler inserire delle pari vocali di Demetrio Stratos, ma ormai il leader degli Area aveva purtroppo i mesi contati.

Sotto l'aspetto tecnico, il titolo dell'album fa capire come la staticità rappresenti il massimo dell'energia, mentre quando ci si allontana dal centro c'è una maggiore debolezza. In questo esperimento sonoro Pio porta il suono sempre più al centro.

Volendo fare un paragone con un altro gigante della nostra musica, se Oh! Era ora viene definito il sesto bianco di Lucio Battisti, questo Motore immobile può essere definito il nono sperimentale di Franco Battiato, l'ultimo sussulto minimalista prima di una favola pop di un livello eccezionale.

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