Negli anni intorno al 1983 qualcuno parla di vero e proprio “clan” Battiato, per analogia con quello celeberrimo di Celentano di qualche anno prima. Attorno al successo dell’artista siciliano ruota infatti, com'è noto, anche quello di altri personaggi a lui legati, quali Alice, Giuni Russo e molti altri ancora.
Fra questi anche il fedele coautore e arrangiatore, Giusto Pio, dopo il buon riscontro di “Legione Straniera”, decide di dare alle stampe un altro album, questo “Restoration”, come sempre scritto a quattro mani con Franco Battiato.
L’album è ancora una volta una raccolta di brani strumentali, caratterizzati da arrangiamenti pop-rock, con il violino di Pio a reggere le parti del solista, e da un gusto per il citazionismo musicale che fa il paio con quello più esplicitamente letterario del Battiato dello stesso periodo. Il disco dà un’impressione di maggiore coesione e coerenza rispetto al predecessore e per questo si fa nel complesso preferire, seppure di misura.
Fra i brani spiccano la title track (che poi è una rilettura di un pezzo di Fauré), “Jour De Fete”, “Radio Taxi”. Vale ovviamente anche in questo caso il discorso fatto a suo tempo per “Legione Straniera”, ovvero che per Giusto Pio, che arrivava dalla musica classica e che oggi si dedica alla sperimentazione, si trattava di dischi fatti con una sorta di “seria leggerezza”, ovvero fondamentalmente per divertimento ma non per questo buttati là - tutt’altro. Tutto ciò fa anche di “Restoration” un ascolto piacevole, senza ambizioni fuori luogo ma in grado di regalare passaggi emozionanti grazie alle melodie ariose tipiche delle composizioni di questa grande accoppiata di autori.
Non c’è dubbio infatti che chi amava i lavori del Battiato anni '80 non potrà che trovare da queste parti aria di famiglia e riconsiderare una volta di più l’apporto indispensabile che Giusto Pio ebbe nel creare la magica alchimia di quegli anni irripetibili.
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