In questo fine estate caldo e appicicaticcio si inserisce il debutto dei Givers, novello gruppuscolo indie-pop della Louisiana. La loro proposta mi è subito piaciuta, fresca e piacevole: cantato equamente diviso fra i sessi, flautini sonaglietti campanellini e tanti trilli e squilli che fanno molto fine agosto.

Parrebbe la solita merendina sbrilluccicante teen-pop-flop, e qui subentra la sorpresa: molte tracce non sembrano troppo manipolate e hanno il profumo del mare, dell’erba e del rossetto.

Infatti prima di tutto i Givers si divertono, e poi fanno divertire te. Ma la musica che sorride fa sorridere. Ed ecco quindi chili e chili di spensieratezza distribuiti equamente in tracce gentili e rilassate. Il sound abbronzato dei Givers è costituito da: una chitarra aperitivo che pulita o distorta ha sempre lo stesso effetto, cioè quello di spruzzarti in faccia un po’ di schiuma; quando acustica, nei suoi suoni da chitarrista studente universitario, ispira pic-nic e partitelle a calcio senza porte. Le tastiere e i synth stanno bene in sottofondo, e quando sopraggiungono sulla scena portano un venticello tamarro che spesso (per fortuna) anticipa sexissimi cameo della bionda Tiffany Lamson. La batteria abusa di piatti, che sono troppo presenti nel sound, come la voce di effetti, ma tutto questo mi sembra imputabile alla produzione, che è un po’ confusa. Voglio invece sottolineare la rispettabilità della sezione ritmica, soprattutto del bassista che si diletta in atipici ritmi spezzati e mutevoli, e sospinge gli altri strumenti su territori per loro apparentemente inappropriati: in molti brani infatti sono presenti frequenti cambi di velocità e di stili, che aumentano la longevità d’ascolto dei pezzi.

Si viaggia dunque comodamente stesi tra le atmosfere beach party di Up Up Up e Meantime, tra gli steli delle verdi Saw You First e Words, e tra le onde di Ceiling of Plancton e Atlantic. I Nostri si concedono anche sette minuti di riflessioni post sbronza in Go Out All Night. I ritmi funky, le atmosfere calde e suadenti e la plastica si fondono un po’ male in alcune composizione meno riuscite (Ripe, Noche Nada, In my Eyes), che curiosamente sono anche quelle con le idee più interessanti.

Dunque? Un gruppo giovane che fa musica giovane per gente giovane, alla larga gli altri. In Light propone dosi di relax piuttosto abbondanti, senza picchi ma anche con buoni motivi e idee appena uscite dalla naftalina.

Eppure, là sopra ci stanno quattro pallini, perché queste note ti carezzano i timpani senza darti l’impressione che stai perdendo tempo, perché sono state il sottofondo di notti e notti di limonate, perché è il cd da mettere nella macchina dell’amico diciottenne che ti porta al mare con altri sei tutti dentro la Twingo, perché è buonumore concentrato.

Dateci una possibilità, con la stessa attitudine con cui si chiede un long drink, perché In Light lo è. E’ un gelato ad un gusto che non avete mai provato.

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