Ha appena compiuto quarant’anni e non li dimostra affatto. È impossibile considerarla auto d’epoca, perché non esiste epoca per i miti. “Supercar” (titolo originale “Knight Rider”), o più confidenzialmente KITT (Knight Industries Two Thousand) è da sempre parte dei nostri sogni di bambino e di adulto e ci ha involontariamente iniziato all’amore per le auto, per la tecnologia e la fantascienza.
Le stagioni di questa serie televisiva sono state solamente quattro ed è mancato un vero e proprio finale, dato che il calo di ascolti ha stroncato la produzione (dai costi elevatissimi) e costretto all’immediata chiusura dei battenti. Ma quei novanta episodi rientrano di diritto nella storia del piccolo schermo e del tubo catodico.
Il led rosso dello scanner incastrato nel cofano è ancora oggi la fissa nerd numero uno per gli appassionati della serie e in generale per chi ha vissuto quell’epoca nel pieno ribollimento.Per concepirlo e realizzarlo, il produttore Glen A. Larson si ispirò allo scanner oculare dei Centurioni Cylon della serie “Battlestar Galactica”, sempre da lui realizzata quattro anni prima, nel 1978.E dato che oltre all’occhio, anche l’orecchio vuole la sua parte, non poteva mancare un’immortale colonna sonora. La sigla di Supercar, composta da Stu Phillips e dallo stesso Glen Larson, è stata ispirata da un pezzo classico del compositore francese Léo Delibes, il terzo atto di "Marche et Cortège De Bacchus". Con le sue sonorità da sintetizzatore, è specchio dell’epoca in cui è stata concepita ed è stata ripresa da artisti contemporanei come Busta Rhymes, che nella sua “Turn it up/Fire it up”, utilizza il motivo principale della colonna sonora.
Come possiamo dimenticare Michael Knight (David Hasselhoff), che era dietro il volante di KITT (quando non andava in giro da sola) ed era suo inseparabile collega e amico (ebbene sì). La storia la conosciamo più o meno tutti. Michael Arthur Long, poliziotto onesto e combattivo, ingannato da una donna di cui si fidava, viene sfigurato con un colpo di pistola da lei esploso, rischiando di passare a miglior vita. Se non fosse per l’intervento di un vecchietto in stato di precaria salute, Sir.Wilton Knight, che decide di salvare la vita al giovane Long, ridandogli una nuova faccia (copiando spudoratamente quella del perfido e diseredato figlio Garth), un nuovo nome e cognome (Michael Knight, appunto) e una nuova auto. Che poi tanto nuova non è, dato che sotto la scocca nero lucido antiproiettile si annida la vecchia Pontiac Trans Am di Long, alla quale vengono appioppate avveniristiche migliorie.E siccome si sa, nessuno fa niente per niente, tutto questo in cambio di una proficua collaborazione a tempo pieno del nuovo Michael, con l’organizzazione fondata dal vecchio Wilton, la Knight Industries, che si occupa del rispetto della legge e della lotta contro il male. Dopo qualche frizione iniziale e superata la fase del rifiuto, Michael abbraccia l’idea della nuova vita e del nuovo lavoro e inizia a familiarizzare con KITT, la sua nuova auto senziente (e parlante). Gli viene affiancato l’elegante dirigente inglese Devon Miles (Edward Mulhare), educato e capace, e una graziosa e poco espansiva (ma molto in gamba) scienziata, Bonnie Barstow (Patricia McPherson), sostituita solo per la seconda stagione dalla simpatica e molto più espansiva April Curtis (Rebecca Holden). A loro si aggiungerà (nella quarta ed ultima stagione) RC3, al secolo Reginald Cornelius III (Peter Parros). Il terzetto (poi quartetto) si imbatterà in decine di casi spinosi e dall’alto tasso di rischio e KITT sarà la vera protagonista di ogni puntata. Michael rischierà la vita più volte e si troverà faccia a faccia con il passato e i suoi interpreti. KITT verrà distrutta e ricostruita e dovrà lottare a più riprese con la gemella cattiva KARR, una sorta di sorella bicolore più anziana che se l’è legata al dito (anzi alla ruota) quando Wilton Knight non le ha dato fiducia. Bonnie dovrà fare un sacco di straordinari e Devon i salti mortali per evitare guai alla Fondazione e ai suoi membri. Sempre nel nome e nel ricordo del suo fondatore e del suo sogno, anche quando sarà necessario combattere contro il reietto figlio Garth, una copia perfetta di Michael, con l’aggiunta di un bastone, di una barba edi Goliath, il camion carenato che il perfido Garth usa come mezzo di cortesia. Goliath, progettato in collaborazione con l’altrettanto perfida madre di Garth, è dotato della stessa copertura molecolare di KITT e oltre ad essere mastodontico, è indistruttibile. In due episodi porterà devastazione e problemi a livello tsunami ma non riuscirà a distruggere la Knight Industries Two Thousand.
È stato realizzato un orrendo spin-off nel 1991 (Supercar 2000 – Indagine ad alta velocità), che oltre ad averci annoiato, ci ha portato via il buon Devon Miles. È stato fatto prima un ibrido goffo tentativo di riproporre i contenuti originali con “Team Knight Rider” nel 1997, poi un omonimo film e una serie TV, entrambi usciti nel 2008 e alla fine addirittura un film non ufficiale, “Knight Rider 2010”, che oltretutto nulla aveva a che fare con la narrazione originale ma ne condivideva soltanto il nome. Insomma, si è provato a fare di tutto per dare eco al mito ma con nessun risultato e molti pasticci.
Anno 2023. Le auto parlano, si parcheggiano da sole, ci svegliano quando ci addormentiamo, interagiscono con noi, evitano gli ostacoli e ci danno consigli. Forse non ci spareranno a dieci metri dando una forte propulsione al nostro sedile, non si destreggeranno nel traffico marciando su due ruote (dopo aver premuto il tasto “Sky Mode”), non faranno salti chilometrici o non ci eviteranno multe facendo rapidi cambi di targa. Ma in generale si è avverato quasi tutto. È merito del progresso se non ci siamo dimenticati dei nostri miti d’infanzia, soprattutto perché quei miti provavano a prevedere il futuro e a parlarne in modo così concreto da farcelo vivere in anticipo.
Come quando riguardando la trilogia di “Ritorno al Futuro” ci ricordiamo di aver già vissuto gli anni che Doc aveva raggiunto con la DeLorean per andare a spasso con Marty ed Einsten, partendo da quel loro presente che oggi è un passato lontano e ancora affascinante. Non è necessario travestirsi da nostalgici e perdersi in considerazioni che, se pronunciate ad alta voce, ci fanno sentire un po’ scontati, per rendersi conto che quel tempo brillava di luce propria.
Supercar è stata una grande produzione per l’epoca ma non è esente da evidenti difetti, al netto del giudizio estetico che possiamo dare quarant’anni dopo. Più volte ci siamo accorti che “l’uomo sedile” si stava muovendo, che i salti di KITT o l’innesco della super velocità (stagione 4) provenivano da un’unica scena copia-incolla proposta ad ogni occasione. La leggenda narra che sono state distrutte diverse repliche della Pontiac TransAm, soprattutto durante l’utilizzo del “Turbo Boost”, perché dopo ogni decollo c’è un atterraggio e quelli di KITT erano sempre rovinosi. Anche un occhio poco attento può accorgersi (durante le scene più spericolate) della presenza nell’abitacolo di uno stuntman con in testa un parruccone grossolano caricato a riccioli. Noi del nuovo millennio li chiameremmo “bug”, tanti piccoli errori che un regista di oggi non avrebbe tollerato. Ma si sa, nei primi Ottanta era tutto diverso, la tecnologia avanzata era solo fantasia e questo bisogna accettarlo.
Knight Rider ha migliaia, se non milioni, di adepti sparsi per il mondo e non parliamo soltanto di nostalgici quarantenni ma anche di giovani ispirati dai propri padri. Anche il Belpaese dice la sua ma la più grande fanbase europea si trova in Germania, dove sono molto apprezzate anche le doti vocali di David Hasselhoff (che oltre a recitare, da sempre canta). In terra teutonica è stato addirittura creato (in esclusiva per il mercato tedesco) un cofanetto celebrativo per i quarant’anni della serie, contenente ogni tipo di memorabilia, oltre ai blu ray con le quattro stagioni complete e alcune chicche sconosciute ai più. Il merito del progetto è di Andreas Winkler, classe 1978, appassionato della serie fin dall’infanzia. Andreas ha iniziato a concretizzare il suo amore per il Cavaliere Nero quando era ragazzino, realizzando il cruscotto di KITT a bordo della sua auto di allora, arrivando poi a creare da zero una replica perfetta della Pontiac Firebird Trans Am del 1982. Da lì e con il serio avvento di internet, sono arrivati un dominio e un sito (molto bello) con migliaia di fotografie e decine di video (link sotto); poi tanti affiliati e addirittura diversi contatti con David Hasselhoff, che Andreas ha anche avuto modo di incontrare.
Nell’estate del 2020 è stato annunciato che la Atomic Monster di James Wan produrrà il reboot cinematografico di Knight Rider, per il quale è stato interpellato anche David Hasselhoff (pare solo per consulenza), come comunicato dall’attore durante un’intervista del 2021.Questa volta pare si tratti di un progetto serio e all’altezza delle aspettative dei nostalgici, che richiederà tempo e attenzione al fine di perseguire un buon risultato finale.
La Universal ha dovuto distruggere tutte le repliche di KITT sopravvissute alle riprese, come da specifico accordo sottoscritto all’epoca con la Pontiac (una replica ufficiale si trova esposta nelmuseo Keswick Cars of the Stars, in Inghilterra).
Nel frattempo, il buon David Hasselhoff ha messo all’asta (e venduto per circa cinquecentomila dollari) una delle sue due repliche personali e alcuni cimeli di scena, il tutto per beneficenza.
Io mi accontento della mia replica in scala, con il suo sempre bellissimo led rosso nello scanner, che continuerà a rincorrersi ancora a lungo. Come fosse la rappresentazione di una moderna clessidra, che scandisce un tempoche sembra non voglia passare.
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