Quella che mi accingo a fare è la recensione di un disco particolare, in quanto uscito in rete 2 mesi fa, quindi non tramite supporto compatto con una casa discografica.

Glen è un personaggio del web, in particolare è il “rettore” della famosa comunità di cultura chitarristica di Accordo. “Six string under” è certamente un lavoro in cui un ruolo fondamentale lo acquista la chitarra di Glen. Il disco parte alla grande, ma si infiacchisce nel finale producendosi nei soliti assoli hard rock ed in canzoni dagli schemi ripetitivi. "Wife’s wave": pezzo d’apertura, è anche quello più particolare come sonorità e come struttura, abbastanza complessa.
Gli arrangiamenti a tratti sinfonici, a tratti ambient, risultano curati e la chitarra si inserisce in sinuosi fraseggi acquistando anche nel suono un suo particolare fascino.

"Six string under": l’introduzione con un suono orientaleggiante poi rafforzata da un contrappunto di archi esplode in un hard rock ispirato nei riff e negli assoli. Si tratta forse della prova più convincente del disco. Anche qui le linee ritmiche e gli arrangiamenti qua e là sinfonici sono veramente azzeccati. Assolo finale al vetriolo. "Son of the tone": anche qui hard rock onesto, ma siamo di fronte ad un pezzo di caratura inferiore agli altri due, con ritmiche un po’ troppo ridondanti e fraseggi di chitarra da inno americano. Rimane comunque ispirato l’assolo centrale. "For the love god of my dog": mid tempo che si dipana tra piacevoli arpeggi in clean e bridge chitarristici evocativi. Buon pezzo. Titolo che cita Steve Vai "Fresh goldon": qui si introducono ritmiche e sonorità più elettroniche con l’ausilio della batteria sinth. La qualità della canzone rimane scadente. "Peppermint": il sinth la fa da padrone e la chitarra si fa largo col suo solito piglio rock ala Glen. La canzone in sé è comunque piuttosto piacevole e piglia dal primo ascolto, anche se è un po’ tamarra.

"Il volo": Rock senza fronzoli. La novità è però la voce di Glen che, a dire il vero non impressiona per niente, se non in negativo. Ma lui ci assicura che ha cantato solo per motivi sentimentali nei confronti di un suo vecchio gruppo. Quindi gli perdoniamo la caduta di stile. "Anna": ballata con sonorità soavi e chitarra romantica. Scivola piacevolmente ma non ha molto mordente. "Now tou get the scol": altro pezzo che mischia un chorus di chitarra clean ammaliante con pezzi elettrici distorti. Gran assolo finale. "Gennara": altro rock, come se sono già sentiti nelle canzoni precedenti. Non aggiunge nulla. "Saturdei": l’arpeggio che fa da base a tutta la canzone è suggestivo, ma puzza di già sentito. Poi come al solito la chitarra di Glen si produce in soddisfacenti soluzioni espressive.

In conclusione si può dire che l’ascolto del disco risulta piacevole, ci sono diverse canzoni valide (su tutte le prime due), ma alla lunga stanca, soprattutto sul finale. Di positivo anche la chitarra di Glen che acquista una sua personalità a livello di fraseggi e di suono. Peccato che canzoni come Son of the tone e Il volo abbassino di molto il livello del cd. Consiglio a tutti di scaricarlo. Mi incuriosisce anche vedere Glen dal vivo, per confrontare magari la resa delle canzoni, ma non credo che sarebbe uno di quei dischi che comprerei se uscisse nei negozi.

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