" Play Me Out è stato scritto e registrato sotto l'effetto dello speed. Non ho dormito per 10 giorni. Ho visto un'infermiera entrare nello studio con un barboncino e ci ho parlato, solo che non era reale. Ho fermato il nastro dicendo che era entrata una ragazza".
E' il 1976 e Glenn Hughes sta registrando il suo primo album solista. Il prossimo uscirà nel 1992.
Del decennio successivo dirà di non essere mai uscito di casa, tante collaborazioni iniziate e mai terminate, perso com'era.
Ma torniamo a quel periodo. Glenn ha 24 anni (!) ed è da tempo una star mondiale; già da minorenne nei Trapeze e poi nei leggendari Deep Purple (Mark III e IV) Giovane, bello, ricco, famoso, idolatrato, stratossico, distrutto, ossessionato, paranoico, la fine dei Deep Purple nell'aria e la morte di Tommy Bolin (il suo altrettanto giovane e talentoso amico); in questo contesto nasce l'album. Probabilmente il più vero di Hughes, il più viscerale. L'album con il suo sound preferito; quel misto di funk, soul, funk-rock che ha sempre amato. Tra Marvin Gaye, Stevie Wonder, Billy Cobham, Sly And Family Stone. E la sua splendida voce così vicina alle sonorità Motown. I fans dei Purple rimasero esterrefatti, mica sapevano che a lui piaceva il funky "in questo modo" e così tanto.
"Che cazzo, fatemi finalmente suonare e cantare ciò che adoro veramente!" sembra urlare, nei suoi deliri, al mondo, Glenn.
Questo è un bellissimo disco, soprattutto è il Suo disco, punto. David Bowie ed Angie gli tagliano pure la criniera leonina "per l'occasione".
Ma soprattutto il suo idolo Wonder dichiarerà "Glenn e' il mio cantante bianco preferito".
"Il mio album Play Me Out e' un disco molto stravagante e pieno di parti vocali, la gente lo adora ma e' stato registrato da un maniaco dello speed. Ero completamente fuori di testa"; sembra quasi scusarsi Glenn, quasi avesse mancato di rispetto al sound che lo ha reso immortale.
Nessuna scusa amico, questa è la tua anima quindi non rompere i coglioni.
Si sentiva invincibile ed indistruttibile, in quel momento, ed infatti il titolo voleva dire "Dovrai sfiancare questo corpo, perché sono inarrestabile". Doveva essere l'inizio di una strepitosa carriera solista; se ne riparlerà, fortunatamente, tanto tempo dopo.
Ed oggi a 65 anni ormai prossimi il "bianco che canta il soul come un nero" è' più in forma che mai; col senno di poi, la cosa, "stupefacente" e meravigliosa insieme, è questa.
Nessun quarantennale speciale per questo album, se non il mio qui su debaser.
Lo merita: c'è il tuo cuore, la tua anima, i tuoi dolori del momento; la tua voce, basta quella, per accorgersene.
Buon ascolto, nobili.
State lontano, sudditi ed inutili.
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