Primo contatto: un vinile dall'azzeccatissima copertina, nella cui surreale rappresentazione vedo una bizzarra seduta psicoanalitica nel fare da volto all'unica lunghissima traccia che occupa l'intero disco. Poi parte la musica e si fanno avanti strati di lontani strumenti a corda, sovrapposte ad altrettante lontane ed ossessive percussioni, incessanti loop di teneri suoni, vaghe e strane voci, suoni pulsanti, il tutto a formare un découpage di melodie che rendono l'ascoltatore il protagonista di un esperienza astratta ed onirica. E' un concetto paragonabile alla culla musicale dei Bark Psychosis che condensa sul più impalpabile kraut-rock, quasi ad emulare l'attività che il cervello compie nella fase del dormiveglia, per poi evolversi profondamente con un motivo in costante crescendo, dai toni narcolettici ed ossessivi. Impossibile non giungere almeno a metà disco indolenziti ed intorpiditi.
Per quasi tutti i cinquanta minuti l'atmosfera muta in continuazione oscillando tra caratteri vagamente preistorici, medievali ed orientali, confermando il lavoro come qualcosa di indefinito, approssimato. La musica sfuma in continuazione, mostrandosi costantemente elusiva. Definirei questo lavoro semplicemente come un interminabile e terapeutico ascolto, incredibilmente dilatato sia nel suo tempo in quanto durata, sia nel suo tempo in quanto estensione.

Mickey Hart ha convertito le onde luminose derivanti da una supernova in onde sonore, ma questi ragazzi inglesi non sono stati da meno nel proporre credibilmente una sinfonia cosmica autonomamente con questo disco (teoria mia, niente di confermato o probabilmente voluto dalla band). Il lavoro è del 2008, e consiglio l'ascolto di questo strumentale (oltre ai curiosi) a chi non importa di dimenticare per un'ora in anno, giorno, orario si trovi. Ciò che può rimanere non è altro che un'illusione ipnagogica.

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