Accendi il motore. Lo so fa molto caldo. Il sole non perdona e la sabbia scotta.

Gira la fottuta chiave. Guarda bene il pedale, quello a destra. È l'unico che servirà. Bene. Adesso vai. Parti. La temperatura continua a salire e l'unica soluzione è abbassare il finestrino e schiacciare il piede destro sul pedale. L'aria comincia a girare nell'abitacolo. Ma è il deserto, bello.

Il sole non perdona.

La musica è lenta ed il blues non smette di essere stuprato dal manico di Anderson.

Heavy Blues percosso e bastonato.

Sciolto in acido e riscritto.

Non ci importa del sudore. Siamo soli e la macchina ormai corre veloce. Nonostante la gola arsa e le labbra secche, come rinunciare all'ennesima sigaretta? Dici che la vista si sta annebbiando? Siamo soli e l'asfalto fila dritto per chilometri. Non mi sembra un problema. Dei sensi la vista ho sempre pensato fosse il più inutile.

Segui il basso e non mollare, non adesso cazzo.

Cerco con lo sguardo il mozzicone gettato dal finestrino e mi chiedo chi, fra la brace della mia Lucky Strike e l'asfalto, debba essersi scottato.

Il sole non perdona.

Per non sbagliare, alzo il volume. Peter Stahl canta. Penso che una voce così non riuscirei a tirarla fuori nemmeno con un canne mozze puntato alle palle tanta è l'anima che il ragazzo sputa fuori. Dallo stomaco, senza grugnire, senza rantolare. Canta. Alzo ancora. Tu, guida. Puoi sbraitare quanto ti pare, tanto non ti sento.

California's low and slow metal. Nient'altro.

La testa abbandonata, ciondola. Se ne sta li solo perché appesa al collo. Come me. Me no sto qui solo perché la gravità me lo impone. Non è facile fottere la gravità.

Stoner - Doom nel cervello. Etere puro. Autocoincidenza e immanenza del sapere. Questo aiuta.

Mi volto verso il posto del guidatore. Vuoto. Hai mollato, ma la corsa, quella non si può fermare. La portiera, aperta, pare una vela di lamiera rossa persa in un mare di polvere. Nuvole di sabbia. "Trower". Siamo al capitolo finale e un' altra sigaretta non mi farà male. "What Love Remains?"

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