Questa volta Dio vola basso. 11 anni sono passati dal decollo, poche variazioni in 11 anni, sì ma livelli sempre alti. L'album di debutto è stata la fine dell'inizio e l'inizio dell'ascesa verso le stelle, un "The End Of The Beginning" pieno di spunti estremamente interessanti, quel post rock misto ad elettronica ricchissimo di atmosfera, anzi niente atmosfera, si andava oltre, verso lo spazio profondo, "From Dust To Beyond", "Coda", "Fall From The Stars" erano i brani che ci illustravano il marchio di fabbrica God Is An Astronaut. Poi è stato il turno di "All Is Violent, All Is Bright", da molti considerato come l'apice della loro discografia, del meno ispirato "Far From Refuge", di quel "God Is An Astronaut" contenente la stella da me sempre considerata la più brillante del firmamento God Is An Astronaut ovvero "Loss", e di "Age Of The Fifth Sun" album solido ma niente di nuovo.
Tra questi vari capitoli discografici come si può immaginare poco è cambiato, la band irlandese si è data delle coordinate ben precise da dove non si è più schiodata, questo potrebbe rappresentare un difetto o anche un pregio, dipende tutto da come si prendono, se proprio danno fastidio i gruppi non molto inclini a rinnovarsi di disco in disco bisogna lasciar stare. Ecco, a me son sempre piaciuti, non ho mai preteso grandi rinnovamenti da parte loro, la formula mi va più che bene, le loro atmosfere sono quelle che ci si aspetta dal monicker e perciò non deludono, l'innovazione sinceramente la cerco da altre parti.
Però da "Origins" mi sarei aspettato di più. Sesto album, stessa formula (più o meno). Molta elettronica, in quantità simili al debutto ma siamo lontani da "The End Of The Beginning". "Origins" è decisamente più lineare, non ha le esplosioni sonore dei dischi passati e neanche quella calma surreale, niente supernovae e niente assenza di gravità, qua sembriamo tornati sulla Terra, in una Terra post apocalittica come nel videoclip girato per di "Reverse World", forse una delle migliori del lotto, l'astronauta è tornato sulla Terra, mancava da tempo da casa, ma ora la sua casa è distrutta, è solo e triste, ormai tutta la meraviglia che ha provato nel suo viaggio tra le stelle fa parte del passato, ora c'è solo spazio per desolazione è malinconia.
"Origins" non è un album da God Is An Astronaut, o almeno non è quello a cui ci hanno abituati, spesso freddo e un tantino apatico, si lascia alle spalle molti degli elementi che sembrano doverci ricordare quanto in realtà siamo piccoli, è terreno, forse troppo. In definitiva è un ascolto consigliato solo agli ammiratori della band, gli altri non si perderebbero solo una sufficienza striminzita.
L'astronauta è tornato sulla Terra. Che sia la fine?
P.S Il vocoder non è stata una grande idea
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