Plastic Made Sofa: hanno loro l'onore e l'onere di aprire le danze. Freschi, dinamici, con tanto di fan club a seguito, in una mezz'oretta di show riescono ad interessare il pubblico mostrando che i portabandiera della nuova musica italiana non devono per forza essere i Lost o i Sonohora. Il loro repertorio è abbastanza vario, godibile e ben amalgamato; il loro album è in uscita in questi giorni, e penso che seguirò il consiglio che hanno ripetuto più volte (nonché con una certa insistenza) e li andrò a cercare.
Gomez: non li conoscevo e me ne pento tantissimo. Simpatici e mai scontati, hanno dato vita ad live dinamico, divertendosi e facendo divertire un pubblico che si è fatto piacevolmente coinvolgere. Personalmente ho molto apprezzato l'alternanza al canto dei tre chitarristi e l'easy way della loro performance.
Gossip: su di loro che dire, non li ho mai particolarmente apprezzati, ma dal vivo sono davvero notevoli! Buona la sezione ritmica ma a rubare la scena a tutti è sicuramente la cantante: vero animale da palco, voce potente e presenza scenica indiscutibile. La signorina si muove con uno stile tutto suo e riesce anche a riprendersi in modo molto dignitoso dal capitombolo fatto giù dal palco e continuando lo show in mezzo alla folla che ha apprezzato questo inaspettato fuori programma. Molto apprezzati anche gli accenni di "Betterman" e "Jeremy" inseriti tra un pezzo e l'altro dalla generosa cantante che, a conclusione dell'esibizione, ha salutato il pubblico italiano con "I Will Always Love You", dolcemente sfumata nel finale e davvero molto sentita.
Skunk Anansie: un altro gruppo con una cantante dall'ugola d'oro. Skin si presenta sul palco in tenuta da gallo cedrone, con una strana giacca bombata sulle maniche e un cappuccio nero con la cresta. Lo show della rediviva band è scatenato. Il pubblico è scatenato e si comincia a pogare senza sosta (arte nella quale, con mia grossa sorpresa, mia mamma ha un certo stile.....). Skin è in gran forma e dimostra di essere una vera magia uomini: tenta più volte di mordicchiare il povero chitarrista che non sa come sfuggirle per poi rivolgere le sue attenzioni ad uno dei cameramen, si fa sorreggere dal pubblico, commentando che i ragazzi italiani sono belli e forti, ed infine si concede un mini crowd surfin' sulla folla entusiasta. Il tutto tra un virtuosismo vocale e l'altro. Che dire, gran bei polmoni!
Ben Harper and Relentless7: Appena i nostri salgono sul palco, parte una calorosissima ovazione. In omaggio all'Italia e alla città che li ospita, il batterista dei Relentless7 indossa una maglietta con il Leone di San Marco, il chitarrista una maglietta con la scritta "Italian Stallion" e, da musicista impegnato nel sociale qual è, Ben veste una maglietta con la scritta "Io non me ne frego" a sostegno della campagna di lotta contro la povertà lanciata dall'ONG "Coopi - Cooperazione Internazionale". Mr. Harper è portentoso e la sua nuova band è veramente degna. Il loro show è stato impeccabile, farcito dei ben noti virtuosismi alla chitarra di Harper che hanno deliziato i fans festanti. Manco a dirlo i pezzi forti della loro performance sono stati il duetto con Vedder sulle note di una coinvolgente "Under Pressare" e la bellissima "Diamonds On The Inside", da brividi.
Pearl Jam: qui sono spudoratamente di parte. Lo ammetto e me ne vanto! Le 2 ore del loro show sono state pura adrenalina. Amano l'Italia e si sente, amano esibirsi e si vede, ma soprattutto amano la musica e lo trasmettono in maniera pura, genuina e grintosa, alla faccia degli anni che passano! La set list prevede: "Given To Fly", "Interstellar Overdrive (Pink Floyd)/Corduroy", "World Wide Suicide", "The Fixer", "Small Town", "Breath", "MFC", "Even Flow", "Present Tense", "Do The Evolution", "Unthought Known", "Porch" e ancora "Red Mosquito" assieme a Ben Harper, "Just Breathe", "State Of Love And Trust", "Arms Aloft" (Joe Strummer & The Mescaleros), "Jeremy", e per chiudere "Got Some", "Once", "Black", "Public Image" (Public Image Limited), "Alive" e "Rockin' In The Free World" anche questa con la partecipazione di Ben Harper e i Relentless7.
Il buon Eddie "motherfucker" Vedder, come si è definito a fine concerto, con l'inseparabile bottiglia sua compagna di avventure da palco, intrattiene il pubblico nel suo italiano "fai da te" che come ammette lui fa schifo (ma ho sentito di peggio) e dà tutto se stesso senza ritrosie. McCready è fenomenale, un gran chitarrista che non fa niente per mettersi in luce tranne che suonare in modo superbo. Cameron, Ament e Gossard fanno il loro sporco lavoro, precisi e insostituibili, una sezione ritmica tra le migliori del mondo.
Si chiude così l'HJF 2010. Uniche note negative della giornata: 1) la pioggia ed il vento che hanno rischiato di far chiudere baracca e burattini a metà della programmazione; 2) la scelleratezza dimostrata dagli organizzatori che hanno reso disponibile l'area sotto il palco a soli 1.000 spettatori (forse anche meno), tra il malcontento generale, aumentato dal fatto che era evidente che l'area ne potesse contenere, come minimo, il doppio.
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