Dopo tre anni dall'uscita di "Good Morning Revival" (2007), i Good Charlotte ci ritornano con questo "Cardiology", un disco che loro stessi, durante il processo di scrittura e registrazione, sbandieravano come un ritorno alle vecchie e sane roots; insomma doveva essere un modo per allontanarsi dall'ultimo lavoro del 2007, che presentava molti spunti dance, per riavvicinarsi ai dischi dei primi anni '00 ("Good Charlotte" e "The Young And The Hopeless").

La band non ha, in realtà, mai avuto granché da dire. I temi proposti in qualsiasi disco sono ripetuti fino alla noia ("Everything's gonna be alright", frase molto fantasiosa e creativa, mai utilizzata da nessuno (!), è inserita pressoché dappertutto in "Good Charlotte", ad esempio), ma sebbene i primi tre lavori avessero una loro dignità, con "Good Morning Revival" erano proprio caduti in basso. Un disco inascoltabile, una salad-bowl di generi, dal pop, alla dance, al pop-punk. In effetti il modestissimo successo commerciale che ne è derivato (ha venduto mezzo milione di copie in tutto il mondo) deve aver convinto i gemelli Madden (o forse sono stati convinti dalla casa discografica) che la nuova via che avevano intrapreso era alquanto infruttuosa.

Ma veniamo al disco in questione. Quello che verrebbe da fare già solo dopo il primo, brevissimo episodio di "Introduction To Cardiology" è smettere di perdere tempo ad ascoltare questo prodotto. In realtà, alcuni brani all'interno di "Cardiology" risultano essere passabili; "Let The Music Play", "Counting The Days" e "Silver Screen Romance" sembrano presi direttamente dalle sessions di "The Young And The Hopeless" (2002), presentano le stesse caratteristiche di vecchi pezzi, puro pop-punk con melodie, però, talvolta troppo melense. Si salva anche, nel disco, la ballata "Counting The Days", uno dei migliori episodi che la band ci ha saputo offrire negli ultimi anni, ma quello che resta è a dir poco risibile.

In verità, dopo l'uscita del primo singolo "Like It's Her Birthday" che preannunciava tutto questo "capolavoro",  non mi aspettavo un'opera degna di nota e, infatti, la maggior parte del disco è sconfortante. L'orribile "Last Night" (scelta anche come singolo, ci vuole coraggio!) con la voce del sig.Madden che segue melodie terrificanti, la più orecchiabile "Sex On The Radio", un plagio mal riuscito di "Boulevard Of Broken Dreams" dei Green Day, intermezzi inutili e tediosi come "Interlude: The Fifth Chamber" sono solo alcuni degli esempi che danno l'idea di un disco mal riuscito, sui livelli del predecessore; aggiungiamo poi che lo stesso giro strumentale è ripetuto fino all'esasperazione in tutte le canzoni.

A tirare le somme ci aiuta "Cardiology", la title-track scelta come traccia di chiusura. Riprendendo il tema della canzone d'apertura, si candida vittoriosamente a brano più brutto del disco. Non c'era, credo, modo peggiore di terminare l'album.

Questo lascia anche intuire che le idee oramai siano ben poche, che il "fiore" della carriera è ahimè lontano, che non c'è (forse) più niente da aspettarci da questo gruppetto del Maryland. (4.5/10)

Carico i commenti...  con calma