Forse non siamo negli anni '30. E nemmeno nei '40, se per questo. Ma il fenomeno musicale "Swing Jazz" continua a simboleggiare il connubio tra eleganza e divertimento, tra stile e sregolatezza.
XXL di Goodwin si presenta all'occhio con fare sfacciato: la copertina mostra il "petto" di una apparentemente simpatica esponente del gentil sesso. Che vi piaccia o no la copertina, Goodwin vi farà divertire comunque; parliamo di un modo di fare jazz in bilico tra passato e presente.
La strumentistica di questa ensemble, infatti, non è usuale: troviamo nello swingin' generale un bel basso elettrico; alla batteria si accompagna la ritmica delle congas e meno specificamente non proprio tutto è jazz "puro" in questo disco. Sempre ammesso che esista una definizione di "jazz puro"
La musica, anche secondo l'eredità culturale di Stan Kenton, spazia tra lo swing classico, il jazz fusion, le melodie latinoamericane, ed ancora elementi commerciali di cult come ad esempio i forti rimandi alle colonne sonore di film come "The Blues Brothers".
In effetti il sound di Goodwin appare molto indicato per il sodalizio musica-immagine. Un esempio? "The Jazz Police", il pezzo forse meglio riuscito dell'intero album (o forse dell'intera produzione di Goodwin...), dove i nostri beniamati fiati devono rispondere alle provocazioni di una chitarra jazz molto sbarazzina, col basso a reggere le redini della ritmica. L'effetto finale? Signori, questo pezzo rende benissimo l'idea di un inseguimento poliziesco in una ambientazione fumettisca e surreale, quasi un "guardie e ladri" da bambini suonato da grandi signori.
Una seconda "caccia" la ritroviamo in "Hunting Wabbits": pezzo molto veloce, atmosfera da Looney Toons, suono classico, tecnica precisa, ma poi al fatidico minuto e trenta si inizia a scatenare il concerto! Su una ritmica sempre uguale si susseguono tutte le voci di questa caccia al Wabbit (non chiedetemi cosa sia...) ed esce fuori dell'ottimo swing in un generale clima di fantasia e festosità.
Il brano di apertura, "High Maintenance", invece è leggermente più cool, più tradizionalista. Se non fosse per la presenza di chitarra elettrica e contrabbasso: il nuovo e l'antico a braccetto. Un altro brano di cui vi parlerò è "Horn of Puente". Se vi piace Stan Getz, la musica cubana o le percussioni caraibiche, questo fa per voi! Ancora una volta il nostro pasciuto compositore da cenno di dovere tanto a quella seconda fase dello swing che poi è andata disciogliendosi nell'aere già nei '60.
L'ultimo brano che voglio davvero portare al vostro orecchio è la splendida quarantesima sinfonia di un certo signor Mozart di Salisburgo... "Mozart 40th Symphony in Gm" si apre col pianoforte, strumento suonato ed amato da Gordon. In realtà questo riarrangiamento non è particolarmente fedele all'originale, ciò lo rende un esperienza molto particolare ed un opera riuscita davvero bene. Placido e timido solo all'inizio, ben prima del secondo minuto i sassofoni si danno da fare per instillare "energia potenziale" ed inizia un crescendo di suoni non lontano da quello stile altisonante (quasi assordante) tipico della via iniziata da Stan Kenton e perseguita da Maynard Ferguson. Il salto quantico avviene dopo il sesto minuto, dopo che il nostro tondo amico musicale ci ha rifilato tutte le variazioni possibili sul tema che gli fossero venute in mente, ed infine in piena tradizione classica il finale si riallaccia alle note d'apertura.
Questo disco io lo consiglierei a tutti: musica che può essere letta sia per esperienza individuale come una forma di Fusion Jazz, che nelle occasioni di gruppo come sottofondo per li vostri momenti memorabili. Non nego che alcuni passaggi ridondanti ed indiscreti potrebbero far storcere il naso ai jazzisti più intransigenti... Vi dico solo: non prendete troppo sul serio questa musica, cercate invece di calarvi nel lato divertente del tutto e senza accorgervene vi ritroverete nel mondo dei cartoni animati. E li inizia lo spasso!
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