Per me è un grandissimo onore parlare di un evento memorabile come una nuova uscita discografica targata Gordon Lightfoot, a ben otto anni di distanza dall'ultimo album, "Harmony" del 2004. L'uomo di Toronto, colui che scrisse pagine di storia con "Early Morning Rain" e "The Wreck Of The Edmund Fitzgerald" nonchè il mio songrwiter folk nordamericano preferito torna con un disco live. L'aveva già fatto nel 1969, proponendo nel suo "Sunday Concert" alcuni inediti e stabilendo una spartiacque tra i suoi anni '60 acustici ed i '70 più creativi e variegati, ora invece con "All Live" scrive il suo testamento artistico. Lui non è più l'elegante crooner dei suoi anni ruggenti, la sua voce si è fatta più secca, ha perso la sua corposa morbidezza, ma il carisma è sempre quello, non ha età.

Lui si però, ad oggi Gordon Lightfoot di primavere ne conta ben settantaquattro ed un cuore che negli ultimi anni gli ha giocato qualche brutto tiro, eppure non ha ancora smesso di esibirsi davanti al suo pubblico, anche se il suo ormai ultraconsolidato status di leggenda nazionale canadese gli consentirebbe una meritatissima pensione dorata; è anche da questi dettagli che si misura la grandezza di un artista, e questa raccolta di live songs risalenti al periodo 1998-2001, ne è una dimostrazione. Una selezione calibrata ed omnicomprensiva, anche se ovviamente non è possibile riassumere una produzione immensa in quantità quanto in qualità in sole diciannove canzoni, ma il risultato finale è assai encomiabile, grandi classici e brani meno conosciuti risalenti al periodo post 1980 sono sapientemente amalgamati in uno stile sobrio e quasi essenziale, che fa risaltare la profonda anima folk di Gordon Lightfoot e la grandezza melodica intrinseca di queste canzoni, originando comunque un disco scorrevole, energico e soprattutto molto divertente. Si, ho usato proprio questo preciso aggettivo, perchè il divertimento non è un'esclusiva del pop, del pop rock o del punk, anche delle belle folk songs intonate da un arzillo vecchietto con la sua chitarra acustica e poco altro di supporto possono trasmettere sensazioni di spensieratezza, sorriso e coinvolgimento emotivo non necessariamente a livelli cerebrali, perchè Gordie è sempre stato un maestro nel comporre musica leggera, che avesse un messaggio, intelligenza e spessore ma che non perdesse mai il suo carattere folk, popolare appunto, ed in questa vesta live e scarna si avverte più che mai.

E allora lasciatevi conquistare da melodie dolci e riflessive come quelle di "Fine As Fine Can Be", "Carefree Highway", "Song For A Winter's Night" o "Rainy Day People", ammirate lo spleen emotivo di "If You Could Read My Mind" e il passo felpato di "Sundown", gustatevi la sua arte di storyteller esprimersi ai suoi massimi vertici tanto nell'epica pionieristica di "Canadian Railroad Trilogy" quanto nella tragedia di "The Wreck Of The Edmund Fitzgerald". Non dimenticate di porgere un orecchio attento anche a piccoli capolavori minori come "Shadows", "14 Karat Gold", "A Painter Passing Through", "Restless", "Baby Step Back" e "Let It Ride", ed infine abbandonate voi stessi a quella meraviglia senza età che è "Early Morning Rain", perchè tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti come i vecchi hobos della letteratura nordamericana, senza radici, destinazione, senza casa e senza punti di riferimento e soprattutto domandatevi: quest'uomo è veramente solo una leggenda nazionale canadese, e non un patrimonio vivente di tutta l'umanità?

"This old airport's got me down, it's no earthly good to me, and I'm stuck here on the ground as cold and drunk as I can be, you can't jump a jet plane like you can a freight train, so I'd best be on my way in the early morning rain"

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