Nel 1971 la carriera Gordon Lightfoot è all'apice del suo splendore, con "If You Could Read My Mind" il menestrello di Toronto ha finalmente ottenuto la definitiva consacrazione anche commerciale e ha sviluppato il proprio inconfondibile sound: a trentatrè anni e con sei album alle spalle il passaggio successivo è quello di rinnovarsi, "svecchiando" quanto basta il proprio stile. Questo è "Summer Side Of Life", il secondo tassello della golden age lightfootiana: album maturo, pieno di colori, atmosfere, suoni nuovi finora mai sperimentati dal Nostro, che prende come base, come punto di partenza "If You Could Read My Mind", di cui rappresenta il logico sequel, e si spinge più in avanti, e in più direzioni diverse. Il risultato è forse il più grande masterpiece della sua vasta discografia, sull'onda dell'entusiasmo ma illuminato da una propria, personale, sfolgorante grazia di ispirazione.
Una delle novità più importanti introdotte con "Summer Side Of Life" è senza dubbio l'utilizzo in pianta stabile di chitarre elettriche e percussioni, conferendo all'album un'impronta "rock" che si riscontra soprattutto nella titletrack, brano intenso e più prodotto e musicalmente strutturato rispetto al resto dell'album, dalle venature vagamente blues che esplode in un chorus passionale ed evocativo, ed in maniera più sfumata e di accompagnamento in "10 Degrees And Getting Colder", classica ed epica folksong sulla vita di un musicista di strada, nella struggente e romantica ballad "Miguel" e in "Go My Way", la canzone più vivida dell'album, che spicca per la sua melodia decisa e sicura che si imprime subito in testa. La vezzosa "Cotton Jenny" e il veloce e trascinante bluegrass di "Redwood Hill" strizzano invece l'occhio al country americano, con tanto di fiddle, armonica e steel guitars in evidenza, che fanno da contraltare alle due canzoni più canadesi dell'album, l'elegante e ombrosa "Love And Maple Syrup", dai riflessi crooneristici e "Nous Vivons Ensemble", una curiosa ed estatica piano-ballad bilingue dall'andamento tranquillo e fluido, che forma un trio di grande cantautorato melodico insieme alla dolcissima ed acustica "Talking In Your Sleep", in cui la voce calda, limpida e carezzevole di Lightfoot viene accompagnata da cori di gusto quasi africano ed all'intesa e orchestrale "Same Old Loverman", intrisa di atmosfere gospel e piano-rock.
Un grande album non può che chiudersi con una canzone speciale, ed ecco che dulcis in fundo arriva "Cabaret": dopo una lungo, lento e meditato attacco strumentale Lightfoot dà voce ad un umile cantate/cabarettista che si esibisce su una nave, "All I can see are the sea and the sky, and the sky is blue and the sea is green, yesterday's a cabaret, gowns of satin on ladies gay, yesterday's a cabaret, sounds of laughter on faces grey, yesterday's a carousel, catch the ring and all will be well", queste sono le sue parole intrise di tristezza, apatia e scoramento, ma poi la musica cambia, diventa più allegra e confidenziale, si ode distintamente un sospiro di rassegnazione, quasi un singhiozzo e Gordon Lightfoot inizia a cantare una melodia orecchiabile e popolare, che va a chiudere con un magistrale coup de theatre un album semplicemente impeccabile, dal fascino cristallino, ricco di sfaccettature e anche di ombre ma talmente ben centrato, vario, equilibrato, strutturalmente perfetto da risultare immediato fin dal primo ascolto in maniera quasi sesquipedale.
Dischi come questo, che raggiungono la perfezione assoluta di solito si fanno al massimo una volta sola nella vita, Gord Lightfoot riuscirà addirittura a concedere il bis cinque anni dopo con "Summertime Dream", e che altro dire allora...
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