Stavolta ho esagerato. C'è il mainstream, ok, e poi c'è l'underground, ma qui si sconfina quasi nell'esoterico. E io non ne posso più. Devo uscirne, liberarmi da questo demone che infesta le mie notti e me la fa fare sempre addosso. Mi scuso per la franchezza, ma ho bisogno di sfogarmi: non può essere che qualcosa scoperto assolutamente per caso (e non mi ricordo come) poi faccia così male.

All'origine di tutto questo c'è un certo Jud Winter, un rasta australiano che è anche il classico sociopatico disperato disilluso e schopenhaueriano che, per la nostra gioia, erutta e vomita le sue paranoie e i suoi moniti apocalittici attraverso un cumulo di note. Una mente malata che partorisce disegni demoniaci (guardate qui) e si abbandona a certi cliché, come mangiare fiele in una vasca da bagno (manca solo la pistola in bocca e siamo a posto). Per certe composizioni, tuttavia, lui stesso ha ammesso che si avvale della collaborazione di sua...moglie?! Ohi ohi.

Ad ogni modo, un brutto giorno il nostro decide di dar vita al progetto "Goths on Drugs", una one-man band- of course- con cui condividere col mondo un frammento della sua furente amarezza: quel frammento si chiama, semplicemente, "Volume 1", bell'e impacchettato. Una creazione che ha richiesto un certo tempo, anche perché Jud ha voluto organizzare le cose per benino- in teoria è stato lui stesso a caricare l'album su YouTube. Ora, non credo che quel "Goths" si riferisca a gente come Teodorico o Sisebuto, e comunque dubito che ai gotici di oggi basterebbe affondare la siringa per produrre qualcosa del genere. Questa è davvero "insane music for insane people", categoria in cui a questo punto temo di rientrare.

Se ho ben capito, il disco dovrebbe illustrare i sogni che portano a guardare i demoni che dimorano in noi, senza trascurare una matrice anarchica. Beh! Guardate solo la copertina, cazzo, guardate quella copertina: il tessuto onirico rappresentato alla Klee squarciato dalla tremenda epifania della morte che portiamo in noi. La musica? Una chimera bastarda quasi inintelligibile. Le vocals sono tipiche del black metal, ma per il resto del genere, a parte qualche episodio isolato, c'è davvero poco: si passa da chiare influenze industrial a un aggrotech che verso la fine tende a divenire predominante, il tutto infarcito qua e là con tessuti pianistici che possono ricordare un certo symphonic black. In sostanza, "Volume 1" è "generalmente sperimentale": suppongo che la matrice anarchica risieda- anche- in questo.

Ora, il punto è questo: in questo disco si trovano moltissime idee interessanti, che, però, andranno meglio sfruttate e sviluppate. Ogni traccia riesce in qualche modo a rendere il concetto che ne è alla base, ma alla fine il lavoro risulta un po'troppo confusionario e disomogeneo, anche nella qualità: si passa da momenti secondo me degni di nota (perché questo è un disco che vive di momenti, non di brani) a episodi decisamente meno memorabili. Lo stesso fatto che ci siano sedici canzoni nell'arco di 40 minuti, in questo caso, conferma che abbiamo a che fare, di fatto, con un disco di spunti. Speriamo, quindi, che l'eventuale "Volume 2" sarà più compatto e, appunto...voluminoso.

Qualcuno già considera i "Goths on Drugs" una delle migliori black metal band del pianeta (che poi non è black, ma pazienza), altri userebbero questo disco come sottobicchiere. In ogni caso, è qualcosa che non può lasciare indifferenti. E non si meriterebbe quattro stelle, lo so. Ma gliene do una in più lo stesso, perché quell'immagine lì, quei sentimenti lì, alla fine ti rimangono dentro. E ascoltando tutto il volume d'un fiato non ne esci bene. Spesso importa che resti proprio questo: un'immagine, un'idea

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