I catalani Gotic, autori nel 1977 di questa gemma del panorama progressivo europeo, combatterebbero certamente per la vetta in un ipotetica sfida per i nomi di band meno azzeccati della storia.

Se infatti la sigla di questo gruppo evoca ombrosi e cupi percorsi, musicali e non, nel quartiere vecchio di Barcellona, una volta inserito il disco nel lettore le atmosfere lasciano decisamente sorpresi. Mettiamo dunque in chiaro l'ascoltatore: qui di "gotico" non c'è proprio niente.

Ci troviamo davanti ad un affresco da 37 minuti pitturato con i colori ariosi e gioiosi della Costa Brava, un prog strumentale ispirato ai Camel di "The Snow Goose", ma che ci ricorda anche i bravissimi Harmonium del Quebec, autori di quel grandissimo disco che è "S'Avait Beson De Une Cinqueme Saison". Tutto questo mischiato con un mediterraneo senso della melodia, evitando atteggiamenti da cartolina ma filtrando intelligentemente le origini attraverso le composizioni più complesse del Prog (anche se l'ultimo brano è l'unica suite).

Apre "Escenes De La Tierra En Festa I De La Mar En Calma", uno squisito ordito di piano elettrico suonato da Jordi Vilaprinyò, evocativo e per niente salottiero.  

Dopo questa piacevole introduzione, si susseguono alcuni brani che mettono in luce i punti forti del suono-Gotic: oltre alle onnipresenti tastiere (specie piano elettrico) il flauto ha un notevole ruolo nel creare piacevoli motivi derivati talvolta dalla tradizione folclorica catalana: il flautista, Jep Nuix è abile a non perpetuare il trito stereotipo settantiano del "flauto alla Ian Anderson" ma usa lo strumento con grande gusto e estro personale. Questo è uno dei più grandi "dischi da flauto" di tutto il Prog.

Le chitarre di Cudina e Cubero sono perlopiù acustiche, ma quando usano l'elettrica i momenti sono veramente memorabili.

L'intero album è strumentale e tutti i titoli dei brani sono in lingua catalana: due anni dopo la caduta della dittatura di Franco finalmente i musicisti possono esprimersi nella lingua a loro più naturale. (ricordiamo nel panorama del Prog spagnolo anche i notevoli album cantati in basco dagli Itoiz e Lisker)

Talvolta in pezzi come "Imprompt" o "Le Revoluciò" i Nostri si divertono ad avventurarsi in territori prossimi alla fusion. "Jocs D'Ocells" e "Danca D'Estiu" sono ariosi quadretti per tastiera e flauto: se Andrew Latimer fosse nato a Cadaquès o in Provenza forse i Camel avrebbero suonato così.

I migliori brani del disco sono i due che concludono l'opera. "I Tu Que Ho Veies Tot Tan Facil" si apre con una radioso raggio di mellotron sul quale si innestano arpeggi di acustica e un irresistibile motivo del flauto di Nuix, che si conclude dopo una convoluta cavalcata in una esplosione della chitarra elettrica...

La suite finale da dieci minuti, "Historia D'Una Gota D'Aigua" parte con un melanconico e introspettivo tema dalla chitarra in stile Steve Howe, al quale seguono memorabili sviluppi per flauto e chitarra: veniamo presi per un braccio da questo brano, trascinati per mano verso un luogo sul mare la cui vista rincuora e commuove. Musicalmente non svelo di più su questo brano perchè è veramente un gioiello e non voglio sciuparvelo. Il "viaggio della goccia d'acqua" (questa la traduzione del titolo) sorprenderà anche voi.

Un disco da ascoltare in un pomeriggio d'estate, in una pineta al mare, fatto per chi crede che il prog non sia solo un ipercomplicato intreccio di ventuno strumenti diversi, ma anche un genere che può filtrare attraverso strumenti elettrici e acustici melodie serene e mediterranee.

PS. Dei Gotic esiste anche un secondo album... reperibile in modo un pò... aumm aumm.

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