Continuare dopo "Slave To The Rhytm" non dev'essere stato facile, poco ma sicuro: STR è l'Opera, il Delirio, l'apice musicale, estetico, del culto della personalità, il punto di non ritorno. Grace "occhi di bragia" Jones ci prova, appena un anno dopo esce, quasi per inerzia, un album come "Inside Story", interlocutorio e di scarso impatto; che gli anni d'oro della Pantera volgano ormai al termine? Nel 1989 è la volta di "Bulletproof Heart" che, per quasi un ventennio, rimarra il suo ultimo album. Non ha una bella fama questo disco, viene generalmente etichettato come l'ultimo trascurabile lascito di un personaggio ormai sulla strada per diventare demodè. Pregiudizi critici, cazzate. Almeno secondo me, ca va sans dire, ma comunque, cazzate. "Bulletproof Heart" è un signor disco, un gran colpo di coda per un'istituzione, una vera e autentica numero uno della storia del Pop.
Ce l'avete presente Grace Jones, si? Ma certo che si, come si fa non averla presente? Quella presenza scenica, quel look, quella voce soprattutto, Grace Jones è LOUD in tutto e per tutto, cosa aspettarsi da una come lei dunque? Folk acustico? Un album di (urgh...) piano-ballads cantautorali? Ma anche no, per fortuna si è dimostrata abbastanza furba da preferire il buen retiro ad eventuali cadute in codesti trappoloni; in "Bulletproof Heart" ci delizia da par sua con tastieroni, funk squoticulo e interpretazioni stentoree. Va detto, quest'album non ha la raffinatezza e le sfumature noir di "Warm Leatherette" e "Nightclubbing", nemmeno la formidabile carica glamour-camp di "Portfolio" e "Fame" a ben vedere, però spacca lo stesso. Prima di tutto, è godibilissimo nella sua interezza, belle canzoni, alcune anche sorprendenti; tra i due album della GJ crepuscolare, preferisco nettamente questo a "Inside Story", più uniformità, più impatto. Grace Jones mostra i muscoli, lucidi e flessuosi come sempre, ed è uno spettacolo notevole, come al solito. Anima funky e sfumature synth, viene spontaneo pensare a Prince come fonte di ispirazione, soprattutto nell'originale lato A dell'LP; "Bulletproof Heart" ha infatti questa caratteristica distintiva, una doppia anima: molto diretto e tirato, di impronta più classicamente "black" il lato A, più stravagante il B, in cui Grace dà libero sfogo al suo estro con ritmi tribali e grande teatralità. Di certo non ci si annoia, ve lo posso garantire.
Già, con Grace non si va mai per il sottile, ti spara "Driving Satisfaction", poi una tambureggiante "Kicked Around" e le sensualissime pulsazioni funky-disco di "Love On Top Of Love", tanto per ribadire il concetto; musica ruggente, sanguigna, ormonale, ma prima di tutto divertente. Una buona base, godereccia e senza troppe pretese, che abbinata alla voce e al carisma di miss Jones diventa esplosiva, in questo caso è l'interprete che fa la canzone, non viceversa: in mano a chiunque altro dubito che gli esiti sarebbero stati così convincenti, ma qui si sente veramente la marcia in più di una performer unica e irreplicabile. Performer che ovviamente si esprime alla grande anche con sonorità più classy, come nel caso di "Paper Plan", synth-ballad assai pregevole e accattivante, in cui ritroviamo una Grace più morbida e rilassata, mentre con "Crack Attack" dimostra il suo slancio in avanti, anche a "fine carriera": ritmo scarno, elettronica accattivante, tematica seria e featuring di un rapper. Gran pezzo, ed ennesima dimostrazione di quanto Grace Jones fosse la VERA regina del Pop, modaiola ma a volte anche anticipatrice, nel caso di "Crack Attack" è arrivata con parecchi anni d'anticipo sulla "concorrenza".
Il lato A è bello ricco e corposo ma io preferisco il B, qui si trovano le cose più originali e caratteristiche di "Bulletproof Heart", la prima a farsi notare è una statuaria reinterpretazione di "Amado Mio", in cui si può apprezzare una Grace Jones caldissima e sciamanica come non mai, ma non solo: c'è una "On My Way" avvolgente, minimale e sensualissima, con un tripudio di echi ed effetti vocali sul finale, poi le visionarie fantasie erotico-tribali di "Seduction Surrender" e una "Someone To Love" in cui riemerge la prima Grace Jones, quella disco, in tutta la sua spensieratezza e charme. Ricapitolando, nel lato A troviamo una GJ metropolitana, più "moderna" e grintosa, il B invece è "the call of the wild", ci si lascia un po' andare, più atmosfera e più fantasia. Con "Bulletproof Heart" Grace Jones è uscita di scena in grande stile, anche perchè, pur non essendo il suo miglior disco, è una collezione varia, completa e avvincente, quasi un piccolo bignami di tutta la sua carriera; chi ama Grace Jones non può storcere il naso davanti a "Bulletproof Heart", non esiste proprio, almeno per come la vedo io.
La scelta di ritirarsi dopo questo album, e quindi dopo appena undici anni di carriera discografica, è apprezzabilissima, intelligente e pienamente condivisibile, oltre che praticamente unica per una star del suo livello. I tempi stavano inesorabilmente cambiando, ce la vedete Grace Jones a mischiarsi con le camicie di flanella? E perchè mai avrebbe dovuto farlo, quello non era più il suo mondo, il rischio di clamorosi passi falsi (veri, non presunti come l'ottimo album qui recensito) era decisamente troppo alto, e dopo aver sfornato cotanti capolavori di estetica, di moda e di Pop si può tranquillamente affermare che non avesse più nulla da dimostrare. Anzi no, sospendendo l'attività Grace ha dimostrato di avere l'intelligenza e l'umiltà di non ritenersi eterna ed intoccabile. Si è depurata dalle scorie di una vita ai massimi livelli dello star system, e nel farlo ha dato un'ulteriore lezione di stile; l'ultima, la più difficile da seguire, non mi sorprende affatto che non sia stata recepita da nessuno, purtroppo.
Ce l'avete presente Grace Jones, si? Ma certo che si, come si fa non averla presente? Quella presenza scenica, quel look, quella voce soprattutto, Grace Jones è LOUD in tutto e per tutto, cosa aspettarsi da una come lei dunque? Folk acustico? Un album di (urgh...) piano-ballads cantautorali? Ma anche no, per fortuna si è dimostrata abbastanza furba da preferire il buen retiro ad eventuali cadute in codesti trappoloni; in "Bulletproof Heart" ci delizia da par sua con tastieroni, funk squoticulo e interpretazioni stentoree. Va detto, quest'album non ha la raffinatezza e le sfumature noir di "Warm Leatherette" e "Nightclubbing", nemmeno la formidabile carica glamour-camp di "Portfolio" e "Fame" a ben vedere, però spacca lo stesso. Prima di tutto, è godibilissimo nella sua interezza, belle canzoni, alcune anche sorprendenti; tra i due album della GJ crepuscolare, preferisco nettamente questo a "Inside Story", più uniformità, più impatto. Grace Jones mostra i muscoli, lucidi e flessuosi come sempre, ed è uno spettacolo notevole, come al solito. Anima funky e sfumature synth, viene spontaneo pensare a Prince come fonte di ispirazione, soprattutto nell'originale lato A dell'LP; "Bulletproof Heart" ha infatti questa caratteristica distintiva, una doppia anima: molto diretto e tirato, di impronta più classicamente "black" il lato A, più stravagante il B, in cui Grace dà libero sfogo al suo estro con ritmi tribali e grande teatralità. Di certo non ci si annoia, ve lo posso garantire.
Già, con Grace non si va mai per il sottile, ti spara "Driving Satisfaction", poi una tambureggiante "Kicked Around" e le sensualissime pulsazioni funky-disco di "Love On Top Of Love", tanto per ribadire il concetto; musica ruggente, sanguigna, ormonale, ma prima di tutto divertente. Una buona base, godereccia e senza troppe pretese, che abbinata alla voce e al carisma di miss Jones diventa esplosiva, in questo caso è l'interprete che fa la canzone, non viceversa: in mano a chiunque altro dubito che gli esiti sarebbero stati così convincenti, ma qui si sente veramente la marcia in più di una performer unica e irreplicabile. Performer che ovviamente si esprime alla grande anche con sonorità più classy, come nel caso di "Paper Plan", synth-ballad assai pregevole e accattivante, in cui ritroviamo una Grace più morbida e rilassata, mentre con "Crack Attack" dimostra il suo slancio in avanti, anche a "fine carriera": ritmo scarno, elettronica accattivante, tematica seria e featuring di un rapper. Gran pezzo, ed ennesima dimostrazione di quanto Grace Jones fosse la VERA regina del Pop, modaiola ma a volte anche anticipatrice, nel caso di "Crack Attack" è arrivata con parecchi anni d'anticipo sulla "concorrenza".
Il lato A è bello ricco e corposo ma io preferisco il B, qui si trovano le cose più originali e caratteristiche di "Bulletproof Heart", la prima a farsi notare è una statuaria reinterpretazione di "Amado Mio", in cui si può apprezzare una Grace Jones caldissima e sciamanica come non mai, ma non solo: c'è una "On My Way" avvolgente, minimale e sensualissima, con un tripudio di echi ed effetti vocali sul finale, poi le visionarie fantasie erotico-tribali di "Seduction Surrender" e una "Someone To Love" in cui riemerge la prima Grace Jones, quella disco, in tutta la sua spensieratezza e charme. Ricapitolando, nel lato A troviamo una GJ metropolitana, più "moderna" e grintosa, il B invece è "the call of the wild", ci si lascia un po' andare, più atmosfera e più fantasia. Con "Bulletproof Heart" Grace Jones è uscita di scena in grande stile, anche perchè, pur non essendo il suo miglior disco, è una collezione varia, completa e avvincente, quasi un piccolo bignami di tutta la sua carriera; chi ama Grace Jones non può storcere il naso davanti a "Bulletproof Heart", non esiste proprio, almeno per come la vedo io.
La scelta di ritirarsi dopo questo album, e quindi dopo appena undici anni di carriera discografica, è apprezzabilissima, intelligente e pienamente condivisibile, oltre che praticamente unica per una star del suo livello. I tempi stavano inesorabilmente cambiando, ce la vedete Grace Jones a mischiarsi con le camicie di flanella? E perchè mai avrebbe dovuto farlo, quello non era più il suo mondo, il rischio di clamorosi passi falsi (veri, non presunti come l'ottimo album qui recensito) era decisamente troppo alto, e dopo aver sfornato cotanti capolavori di estetica, di moda e di Pop si può tranquillamente affermare che non avesse più nulla da dimostrare. Anzi no, sospendendo l'attività Grace ha dimostrato di avere l'intelligenza e l'umiltà di non ritenersi eterna ed intoccabile. Si è depurata dalle scorie di una vita ai massimi livelli dello star system, e nel farlo ha dato un'ulteriore lezione di stile; l'ultima, la più difficile da seguire, non mi sorprende affatto che non sia stata recepita da nessuno, purtroppo.
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