E' per me un grande onore recensire un vero mito della fine degli anni della Rivoluzione Giovanile e della favolosa, almeno da un punto di vista musicale, prima metà degli anni '70, vissuti in gioventù da chi scrive che pertanto è testimone diretto del successo di Grace Slick, arcinota all'epoca sia per via della sua bellezza intrigante e conquistatrice, che come cantante dei Jefferson Airplane, ma anche produttrice di un notevole e famoso album solista uscito nel '74, quel "Manole" che non fece che confermare ed esaltare le sue rare doti.

Eppure questo lavoro uscito a soli 6 anni di distanza non è certo da meno, anzi! Per rendersene conto è sufficiente l'apertura "Dreams" che ricorda brevemente l'epicità della famosa suite di Manole e come altro trade union abbiamo subito dopo "El Diablo" in perfetto stile zigano. Ed allora perché quest'album non ebbe, da noi, il successo sperato, anzi andò parecchio lontano dal minimo sindacalmente prevedibile per l'autrice dell'Illinois?

Una spiegazione può venire dal momento storico musicale: defunti ed ormai sepolti i gloriosissimi Jefferson AIrplane, rinverditi negli Starship ormai anche loro, per il pubblico nostrano, in piena decadenza all'inizio degli anni '80. Viceversa il successo commerciale di "Dreams" negli States fu tale da superare (largamente) non solo il predecessore, ma anche tutti i successivi lavori solisti di Grace Slick

Onestamente devo dire che ho seguito anch'io questo percorso e "Dreams" è una scoperta abbastanza recente; in cui brani come "Full Moon Man" mettono largamente in evidenza la pienezza ed estensione della calda voce di Grace, ancora al top nonostante le numerose vicissitudini che l'hanno colpita in quegli anni; per non parlare di "Seasons" il singolo di maggior successo dell'album: una coinvolgente marcia corale che magari qualcuno ricorderà, sviluppata con l'ausilio delle Celebrations Singers.

Anche i due pezzi finali: "Let It Go" e "Garden Man" non fanno che esaltare le qualità canore della nostra eroina, coadiuvata da due pagine di musicisti con tanto d'orchestra e relativi direttori........in particolare segnalo il fascino e l'epicità del secondo che non vi farà per nulla rimpiange la fatica di aver ritrovato questa brillante perla della Musica d'Oltreoceano.

Punteggio massimo in omaggio ad una delle più grandi voci femminili dell'epoca del Rock Psichedelico e non, infatti qui simo piuttosto nel campo del Rock sinfonico. Album da collezione, grafica patinata e coerente, resa sonora buona, ma migliorabile con un'auspicabile rimasterizzazione.

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