“C’erano giorni nei quali completavo tre o quattro canzoni in una sola giornata. E’ stato pazzesco, non ho mai lavorato a certi ritmi prima d’ora. Ma il processo creativo basato sull’osservazione e sulla conseguente interpretazione è sempre stato l’ideale per me. Trovo molto confortevole reagire agli eventi ed aggiungere un mio contributo. E questa serie televisiva ha soddisfatto sia il mio apprezzare la musica dark, sia il mio humour molto cupo. Sembra proprio fatta apposta”

Non poteva utilizzare parole migliori, Graham Coxon, per presentare la sua nuova fatica, che stavolta si palesa sotto forma di colonna sonora dell’acclamata serie televisiva britannica “The End Of The F***ing World”, storia del viaggio di due ragazzi che fuggono da vite insoddisfacenti per entrambi. E chi meglio di Coxon, con la sua particolare sensibilità e col suo stile sghembo seppur efficace, poteva sobbarcarsi tale impegno.

L’album è un doppio, per complessivi sedici brani, e sorprende per varietà di stili e contenuti, rischiando di meritarsi la palma di miglior fatica solista in assoluto per l’occhialuto chitarrista dei Blur. Se il singolo promozionale “Walking All Day”, difatti, poteva far pensare erroneamente ad un lavoro esclusivamente composto da delicati e scanzonati bozzetti acustici, la seconda traccia “Angry Me” spiazza violentemente con due minuti scarsi di quintessenza bluriana à la “Coffee & TV”.

Spezzato quindi l’incantesimo, la palette si amplia di botto e dal vaso di Pandora salta fuori di tutto: piccoli bozzetti ora rumorosi (“Flashback”, la stonesiana “On The Prowl”), ora quieti e rilassati (le floydiane “The Beach” e “Field”, oltre alla mesta chiusura “There’s Something In The Way That You Cry” e “Saturday Night”), un bell’omaggio agli Smiths con la frenetica “Bus Stop” (per buona parte strumentale), ma soprattutto la clamorosa “The Snare”, arrangiata divinamente e dallo squisito afflato morriconiano.

“Lucifers Behind Me” è un indie sgangherato che potrebbe esser frutto dell’inquieta penna di Pete Doherty, “Roaming Star” il classico lentone lo-fi che Graham ormai scrive ad occhi chiusi, mentre con “Sleuth” si ritorna in territori classicamente Blur.

Lavorare in modo così inusuale deve aver fatto bene a Graham Coxon, che confeziona una soundtrack varia, ricca e completa, perfettamente aderente a quanto proposto dalla serie sullo schermo. L’ennesimo cambio di registro dopo il precedente (molto sperimentale) “A+E”, per un autore che si impone sempre di più (anche in versione solista) come uno dei migliori chitarristi/compositori in terra britannica.

Miglior brano: The Snare

Carico i commenti...  con calma