Maledetto Graham Nash! Come fa a scrivere canzoni che sul subito ti sembrano melense, quasi imbarazzanti, inducendoti a pensare: “dai, Nash, un po' di dignità!”, per poi farti ritrovare a piangere dalla commozione su quelle stesse note?! Succede ogni volta! Teach Your Children, Our House, Just A Song Before I Go non sono che qualche esempio di questo suo talento nell'insinuartisi sottopelle con il suo melodismo tenero, zuccherino e inizialmente piuttosto lacrimevole, con tanto di testi incentrati sui buoni sentimenti, per poi farti ritrovare in lacrime per davvero. Nella fattispecie della sua ultima fatica solista “This Path Tonight”, pubblicata lo scorso aprile, mi è successo con Target: una melodia melliflua di dulcimer che omaggia neanche tanto velatamente la sua collega, coetanea ed ex-amante Joni Mitchell e frasi che parlano d'amore alla sua nuova fidanzata dalla prospettiva di un Cupido intento a far breccia nel suo cuore. Lo so, detta così fa salire il tasso glicemico. Eppure, capita che una notte di poco tempo fa penso alla mia vita di coppia finalmente stabile e fortunata, al fatto che non sono mai stato così bene con una persona in vita mia, che all'improvviso nella mia testa comincia a ronzarmi questa canzone e... Bum! Ci risiamo: mi ritrovo a frignare come un bambino. Vai a cagare, Graham! Non ti è bastato farmi venire il groppo quando venne al mondo mia nipote e, intento a decidere quale frase di quale canzone scrivere sul biglietto di benvenuto, riascoltai Teach Your Children?! Ma, d'altronde, la musica serve anche a questo e il buon vecchio Nash ci riesce piuttosto bene. In fin dei conti, è uno con cui, piaccia o meno (a me sì, tutto sommato), ad un certo punto è difficile non simpatizzare: a 74 anni si separa dalla moglie, non senza disappunto da parte dei suoi figli, trova una nuova ragazza (della metà dei suoi anni), manda affanculo David Crosby, ponendo dunque fine ai Crosby, Stills & Nash, e realizza il sesto album in proprio. Insomma, lungi dal fare del becero gossip e dare giudizi sulle sue vicende personali, si converrà che comunque il periodo che ha attraversato il Nostro nell'ultimo anno, almeno da un punto di vista emotivo, non è stato di certo tra i più facili. La voglia e l'ispirazione avrebbero potuto comprensibilmente risentirne e invece Graham, alla sua veneranda età, sta dando al mondo intero un bell'esempio di tenacia e coraggio e di una non comune levatura artistica. “This Path Tonight” non è di certo il classico disco da isola deserta, quello che si ascolterebbe a ripetizione per giorni e giorni senza mai stancarsene, ma è ad ogni modo un album molto carino, con dei momenti molto belli degni del suo repertorio maggiore. Non è stata un impresa da poco.

Le premesse erano del resto buone quando un anno fa lo vidi in quel di Padova in quella che poi si sarebbe rivelata l'ultima tournée in assoluto dei CSN: oltre ad esibire una forma e una voce ancora strepitose, quando fu il turno del suo “momento solista”, una prassi nei concerti dei CSN, presentò un brano nuovo, che dedicò - guarda caso - alla sua nuova fiamma: si trattava di Myself At Last, una delicata ed elegante ballata folk per chitarra, voce e armonica che eseguì da solo. E io pensai: “diavolo di un Nash! A oltre settant'anni, tendendo anche conto che negli anni Settanta non fosti propriamente un salutista, non solo ti ritrovi con un la stessa voce di sempre e una forma invidiabile, ma sei ancora in grado di scrivere canzoni del genere?!”. Sul disco, la stessa canzone la ritroviamo appena aggiunta di un discreto tappeto ritmico e arrangiamenti quasi impalpabili e si capisce che la classe non è acqua. E neanche l'eclettismo. Perché Nash è anche uno piuttosto versatile, non è solo “un uomo semplice che canta canzoni semplici”, come lui stesso cantava in Simple Man: lo dimostra nelle vigorose terzine di Cracks In The City, in cui medita sul degrado metropolitano, e ancora di più in Beneath The Waves, altra poderosa riflessione, questa volta sulla fine dei CSN, che accoppia in modo sorprendente atmosfere ariose e solenni alla Genesis era prog a un moderno groove quasi elettro-funk alla Moby. E Nash non è nemmeno solo l'autore sdolcinato dal fiuto biecamente commerciale come è stato descritto più volte. Si ascolti la title-track, nonché opener e singolo, che ricorda piuttosto la sua vecchia hit Chicago nell'incedere e nelle armonie, e ci si ricorderà che egli è stato ed è tuttora anche l'artefice di incalzanti inni rock. Come del resto è anche Fire Down Below, densa di passione e chitarre graffianti: così probabilmente suonerebbe una canzone scritta a quattro mani dal vecchio compagno-rivale-nemico-amico Neil Young e il suo amico-e-basta David Gilmour (l'incipit rimanda parecchio a quello di Learning To Fly). E se vogliamo restare in tema Loner, l'elettroacustica Another Broken Heart forse non rievoca, attraverso una vaga prossimità al sound maturo del suo tardo capolavoro “Freedom”, il fantasma del cuore spezzato che il Canadese trascinava con sé nella leggendaria tournée del 1974 al suo fianco – e di Crosby e Stills - portando in dote la sua Only Love Can Break Your Heart? Non abbiamo bisogno ancora di un altro cuore spezzato, canta Graham: come dargli torto...

E' vero che un po' di senilità qui e là si sente: accade soprattutto nella retorica passatista dell'adult pop jazzato di Golden Days, sofisticato e un tantino lagnoso, e nella conclusiva marcetta Encore, che stando alle sue stesse dichiarazioni dovrebbe essere un monito a Crosby a riflettere sulle sue malefatte e sulla sua personalità multipla, ma che in realtà è talmente moscetta da indurci a immaginare David che tutto sornione se la ride sotto i suoi eterni baffoni. Non è un perfetto capolavoro, dunque, “This Path Tonight”. Ma non sarebbe giusto pretendere la perfezione. A quasi tre quarti di secolo, l'Uomo Semplice di Blackpool ha comunque realizzato un buon disco fatto con il cuore, sincero e vibrante, e questo può senz'altro bastare ad applaudirlo convintamente, motivo per cui approssimo volentieri a quattro stelle le tre e mezzo che assegnerei all'album.

Un'ultima considerazione: Graham Nash divide i credits con il chitarrista Shane Fontayne, rinomato sessionman che partecipò all'ultima tournée dei CSN e da allora suo fedele collaboratore. Dalle dichiarazioni sembra che Fontayne sia stato fondamentale non solo in sede di arrangiamento, ma anche in fase di stesura: grande atto di onestà intellettuale. Infatti, se anche “This Path Tonight” non fosse completamente farina del sacco di Nash, un plauso gli va anche per aver avuto l'umiltà di farsi aiutare a termine un disco pregevole. Se non altro, meglio così piuttosto di certi suoi colleghi coevi che continuano testardamente a fare di testa loro e a sfornare dischi a ritmi disumani con risultati da anni ormai spesso poco esaltanti (ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale... Seh!).

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