Il rapporto dell'uomo con la musica ha radici ancestrali e profonde. Quando l'uomo evolse il suo rapporto con l'ambiente naturale e con gli altri suoi simili, metaforizzando il mondo tramite le prime pratiche religiose, la musica divenne elemento costitutivo dei rituali e rituale essa stessa, legandosi a doppio filo all'esperienza mistica e religiosa in genere.
Nel campo dello sciamanesimo, ad esempio, lo stato di trance (tanto nelle sue forme primordiali - dai tungusi al Sud America - quanto nelle sue evoluzioni posteriori conglobate nelle dottrine religiose - la recitazione del mantra buddhista e la danza dei dervisci islamici), è indotto e veicolato dalla musica, intesa nella sua accezione più ipnotica. Dico musica ma intendo ritmo, circolare e ripetitivo, focalizzato alla reiterazione, dove il cambiamento pertiene al timbro e non alla struttura.
Fa specie ritrovare in un prodotto musicale dei nostri giorni tali proprietà. I Grails (di cui, prima di questo "Burning Off Impurities", ignoravo l'esistenza) sono figli di un filone, la psichedelia, che altro non è se non la riattualizzazione di istinti rituali primordiali. Non voglio star qui ad enumerare gruppi consimili a cui potrebbero essere equiparati (a sforzarmi mi vengono in mente i Dead Can Dance di "Spirit Chaser"), quello che è importante è il recupero e la continuazione di un modo di intendere la Musica. A voler parafrasare il titolo del disco, più che ad un rogo purificatore siamo di fronte ad una placida abluzione rituale.
Le canzoni racchiuse in "Burning Off Impurities" sono pressoché inscindibili, una concrezione di umori altalenanti, che miscelano timbriche differenti rimanendo fedeli al pattern ritmico iniziale ("Outer Banks"), percorrendo diacronicamente e con un ottica pan-religiosa (o meglio transculturale) il cammino musicale dell'uomo, avvicendando simil clavicembali ("More Extinction") a strumenti a corda del vicino oriente ("Silk Rd"), fino al doveroso omaggio all'ultima musica rituale del 900, il blues ("Dead Vine Blues").
La titletrack, con il suo incedere placido e al contempo solenne, è degna conclusione di questo affascinante esperimento a cavallo fra pulsioni arcaiche e deflagrazioni moderniste, entrambe miscelate con estrema cura, tanto da rendere il tutto un unicum musicale di rara coesione.
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