“Remember, remember the Fifth of November”
Sarà per la London Tower che campeggia all'interno del disco (nel vinile almeno), per la mesta e rassegnata copertina, o, più semplicemente, per la musica stessa, ma l'ultima fatica dei Grails (da Portland, Oregon), riporta alla mente il capolavoro fumettistico di Alan Moore “V For Vendetta”. Probabilmente è un personalissimo cortocircuito di rimandi, ma le sensazioni che la musica di “Deep Politics” comunica, ben si presterebbero a perfetta colonna sonora per la lettura del fumetto. Simile è la malinconica rassegnazione che trapela all'ascolto della prima traccia, “Future Primitive”, stretta fra accenni mediorientali e tensione elettrica che non esplode mai totalmente. Difficile dire se sto prendendo fischi per fiaschi, ma il bello dei gruppi strumentali è proprio lo scarto interpretativo che si ha quando le parole vengono a mancare.
Per rimanere in tema, la seguente “All The Colors Of The Dark “ (cover dello score di Bruno Nicolai del film “Tutti i colori del buio” del 1972), ancor meglio si presta al collegamento con l'immaginario apocalittico di Moore.
Ma è tutta l'opera che scorre sul filo dell'alternanza fra vuoti e pieni, fra il tragico e il malinconico, fra l'arrendersi e il ribellarsi. Diverse sono le coordinate rispetto alle prove passate, soprattutto rispetto al piccolo capolavoro etno-trance-blues del 2007 “Burning Off Impurities”; tanto era mistico e tribale quello, quanto cupo e quasi cameristico “Deep Politics”. Il valore aggiunto sta proprio nel non risultare boriosi e melensi, pur prediligendo partiture per archi e piano quasi da musica classica (emblematica in tal senso la titletrack, valida tanto per V For Vendetta che per un film di Merola, giuro!). Menzione finale d'obbligo per gli 8 min. di “Almost Grew My Hair”, giro quasi blues, drumming chirurgico del grande Emil Amos, break in mezzo e ripartenza finale.
Otto tracce totali, otto centri quasi pieni. Una rarità di questi tempi.
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