Il pop-rock italiano non fa proprio così cagare, diciamocelo. Alcune cose (ok, possiamo contarle sulle dita di una mano, avete ragione), sono salvabili. Tra queste ci metto i Gran Rivera, band milanese che fa dell'arte del saper comunicare il proprio punto di forza. Se l'esordio "Aventador" aveva quel peso addosso dovuto al fatto di non voler sbagliare, oggi - finalmente - se lo sono scrollati di dosso, mettendo in piedi un piacevolissimo EP, "Pensavo meglio". Un EP che funge da prima parte, perché a dicembre arriverà - manco a dirlo - "Pensavo peggio", la classica chiusura del cerchio. Come detto prima, qui c'è finalmente ossigeno, estro, divertimento, rilassatezza. Lo senti dal modo di cantare sgraziato e diretto, dalla voglia di scrivere canzoni immediate che a chi - come il sottoscritto - è nato nei primi anni '80 arriveranno dritte al cuore, portandoti a sorridere e ad avere quel dannato senso di nostalgia. Ma non chiamatela pop band perché magari potrebbero - giustamente - incazzarsi, i Gran Rivera fanno del buonissimo rock, dove i testi sono assoluti protagonisti, con quel singolone che mi sarebbe tanto piaciuto scriverlo io stesso "Mi hai lasciato al supermercato", con quelle urla sulla frase "ripariamo tutto con lo scotch" che offre all'ascoltatore varie interpretazioni. In Rete leggevo accostamenti all'indie-rock anni '90 made in Italy e ai Fine Before You Came, nonostante il gran rispetto che provo soprattutto per questi ultimi continuo a preferire i Gran Rivera odierni. Musicisti che suonano per passione e con passione, che hanno ancora quella sacra tradizione delle prove in saletta e soprattutto di dare quel gusto anni '90 alle proprie produzioni, senza suoni iper-prodotti e amenità simili. Bravi, davvero, bel mini. Ora sotto con il secondo capitolo!

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