Nome un po' pacchiano per questo trio svedese di Stoccolma, che sull'onda lunga del successo dei connazionali Spiritual Beggars, ha creato un sound che ha molti punti di contatto con la band prima citata: la stessa band nella quale ha militato dal 2001 al 2005, il singer JB Christoffersson, leader dei Grand Magus.
Perchè questi due gruppi vengono molto spesso accostati? Al di là di uno split del 2001, intitolato "It's over", quello che accomuna queste due realtà è il genere musicale. Entrambi infatti, hanno iniziato con lo stoner rock, sebbene gli SB lo abbiano fatto anni prima e in modo diverso: lo stoner dei Grand Magus ha caratteristiche del tutto anomale. La "musica del deserto" è unita nella concezione nordica di Christofferson, ad un heavy metal roccioso, figlio delle ritmiche marziali e possenti del viking, il sottogenere per eccellenza (insieme al black) di tutta la scena metal scandinava.
Questa scelta singolare, di coniugare due modi di intendere il rock pesante apparentemente agli antipodi, ha poi preso una strada diversa nel percorso artistisco del trio svedese: a partire da "Iron will" in poi, ma già in parte con "Wolf's return", il sound dei GM si è andato appesantendo, avvicinandosi molto di più all'heavy/viking/doom, per abbandonare in parte le reminiscenze desertiche.
In questo percorso musicale, "Monument" viene subito dopo l'omonimo esordio: segue cioè, un cd che aveva entusiasmato per la sua anima "vintage" e per quel connubio sonoro insolito quanto ben riuscito. Bissare il successo del primo lavoro non era cosa da poco, ma "Monument" è il sentiero giusto in questo mondo a metà tra il torrido calore del deserto e il freddo glaciale delle sperdute lande scandinave. Già l'iniziale "Ulvaskall" contiene questi due diversi "paesaggi": l'inizio richiama l'ambiente incontaminato dell'inverno svedese, fino al prorompere della sei corde di Christofferson, dai richiami kyussiani e sabbathiani. Si percepisce il pathos della song, ben presente anche nella successiva "Summer solstice", altro pezzo epico e ben congeniato. Su queste caratteristiche scorre via l'intero cd, sempre consapevole della forza del suo stoner/doom e attento a non sbrodolare in partiture troppo complesse e autoreferenziali. Menzione speciale per "Baptised in fire", song rocciosa e straniante quanto evocativa nel finale "folkeggiante", riferimento al freddo paesaggio degli avi Normanni, nel bene e nel male presenti sia nei testi che nell'atmosfera di questo "Monument".
Un disco "vero", nella sua essenzialità, nel suo fascino non banale, nelle scelta azzeccata della compenetrazione a più livelli di generi diversi. Il risultato complessivo è convincente e sfaccettato, meritevole di maggiore attenzione da parte di una "critica" troppo disposta ad etichettare in modo pregiudiziale.
1. "Ulvaskall (Vargr)" (5:45)
2. "Summer Solstice" (3:58)
3. "Brotherhood Of Sleep" (5:40)
4. "Baptised In Fire" (8:11)
5. "Chooser Of The Slain (Valfader)" (5:18)
6. "Food Of The Gods" (4:21)
7. "He Who Seeks Shall Find" (10:29)
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