Alla fin fine ad un gruppo così forse non si può chiedere altro. E dire che ad andare indietro nel tempo il trio svedese era venuto su a stoner rock, doom e grezzume vario (per fortuna quello è in parte rimasto). Le origini tradite, o forse semplice e ormai maturato passaggio verso un nuovo approccio al proprio sound: proseguire con i suoni desertici dalla Svezia forse gli sembrava strano e fuori luogo ed ecco che con il passare di anni e album, J.B. Christoffersson e soci hanno svicolato verso un heavy sempre più canonico, abbandonando anche le reminescenze doomeggianti di chi è cresciuto a pane e Candlemass. Questo percorso si può dire iniziato con "Hammer of the North" (2010) e proseguito nel corso degli anni. Già "Triumph and Power" (2014) era heavy/epic basico e cadenzato e nel nuovo "Sword Songs" sembra di assistere al disco gemello: si torna ad un lavoro che si pappa via in 35 minuti (belli gli anni '70...) e dove i pezzi fanno fatica a superare i 4. Tutto al proprio posto, chitarra retrò e finalmente un sound sporco e puzzolente, ancora non prono alla digitalizzazione plasticosa che sta imperversando nel panorama metallico. Almeno provano a suonare come negli eighties.
Ecco, "Sword Songs" è un disco estremamente semplice, tutto forma canzone e testi alla "viking metal - bring you to your knees, viking metal - a warrior`s decree, viking metal - death is victory, forged in iron, crowned in steel - viking metal". Tutto abbastanza chiaro. Ora, non c'è un singolo secondo del disco, fatta eccezione per la trascurabile strumentale "Hugr", che non sia qualcosa di già sentito, tra linee vocali semplici e tutte uguali, riff old school e cadenzati mid tempo ("Everyday There's a Battle to Fight"), ma va anche detto che l'opera trasuda epicità da ogni nota, quell'epicità stantia da cantina che si ascolta sempre più raramente. Che sia l'opener "Freja's Choice" o il ritmo frontale di "Master of the Land" (forse la migliore), i Grand Magus non si prendono troppo sul serio e portano a casa un episodio di old heavy di quelli che anche ascoltati distrattamente riescono a strapparti un sorriso. Niente di niente, se non un canonico disco di metal classico che ancora non ha ceduto al compromesso.
6
Carico i commenti... con calma