Spinto dal grande amore che ho sempre avuto per questa band, nato nel 1994, ho deciso di rendere giustizia ad uno dei dischi più belli e particolari degli anni '90, nonchè anche uno dei meno ascoltati... Sì, perchè di "Copperopolis" se ne è parlato poco e male.

Il problema di questo grande disco sono proprio le canzoni, più articolate rispetto al repertorio precedente, che all’orecchio dell’ascoltatore non riescono ad essere immediate e si lasciano amare soltanto dopo diversi ascolti.

“Having developed an obsession with The Beach Boys' Pet Sounds around this time, the piano was beginning to play a role in much of my writing”, rivela il singer-songwriter Grant-Lee Phillips sul sito ufficiale dei Grant Lee Buffalo. In effetti, l’influenza del capolavoro di Brian Wilson e soci è grande, soprattutto negli arrangiamenti.

In "Copperopolis", Grant-Lee Phillips raggiunge il vertice della sua scrittura. I testi sono bellissimi e passano da questioni politiche-sociali, a intensi temi sentimentali ed intimisti, fino alle visioni apocalittiche di “Hyperion & Sunset”, che ricordano (anche se con un tono più greve) gioielli come “Mockingbirds”.

L’album inizia in un modo strepitoso: la carica di “Homespun”, il commovente piano di “The Bridge” ("You and me have our own bridge to cross / weather worn and sea tossed / let’s not make any excuses"), l’avvolgente foschia nella stupenda “Arousing Thunder” e l’intenso folk dell’emozionante “Even The Oxen” ("Love is the one weapon that hasn't been brandished yet in this song / strikes fear in the pockets of bankers and generals").

La mano di Paul Kimble (sia come musicista che come produttore) è ovunque ed alcune idee di arrangiamento le ritroveremo anche in "Crawl", unico lavoro dei suoi Pistol Star.

A metà percorso il disco attraversa una fase transitoria con brani folk (“Crackdown”), altri dal sapore pop (“Bethlehem Steel”, le cui versioni dal vivo erano stratosferiche) ed altri con arrangiamenti particolari (“Armchair”).

Da “All That I Have” in poi, ad eccezione del travolgente rock di “Two & Two”, Copperopolis acquista maggiore personalità e si inoltra in territori ed atmosfere inedite, comprendenti anche l’elettrica “Comes To Blows” (anche qui aleggia il fantasma di Brian Wilson).

Secondo Phillips, i brani che più caratterizzano "Copperopolis" sono proprio quelli meno immediati: “Hyperion and Sunset”, “All That I Have” e “The Only Way Down”. Ed è proprio con quest’ultima, commovente canzone che chiude un’opera nostalgica e intensa, completamente controcorrente per quegli anni (viene da pensare che fu proprio volontà dei Grant Lee Buffalo tenersi lontano dai riflettori).

Paul Kimble sarà costretto a lasciare la band nel 1997 dopo varie incomprensioni con Grant-Lee Phillips e ciò che ne seguirà, sarà un dignitoso canto del cigno e tanto, tanto amaro in bocca per la perdita di una delle più grandi band che abbiano toccato questa terra... Esagero? Michael Stipe li salutava ai concerti come la più grande band dell’ovest.

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