Grant-Lee Phillips, dagli esordi con gli acerbi Shiva Burlesque ai bagliori intensi intrisi di malinconia dei Grant Lee Buffalo fino ai suoi ottimi lavori da solista, vent'anni di carriera musicale, di storie raccontate, sfiorate, di emozioni toccanti e dolci ballate. Gli echi di "Fuzzy", piccolo grande capolavoro degli anni novanta sono più che mai evidenti e rendono giustizia ad un personaggio mai sopra le righe ma che ha saputo portare avanti con caparbietà e sincerità anche la sua carriera da solista, lontano ormai dal suo ex-gruppo ma non da quelle atmosfere sognanti e capaci di rapire anche gli ascoltatori più distratti. "Little Moon" esce nel 2009 per la Yep Roc Recordings, sesto lavoro in studio, un disco che si attesta tra atmosfere country, un certo gusto folk e uno sguardo malinconico e introspettivo alla ricerca dei sentimenti più semplici e puri.
Canzoni più movimentate e veloci quasi divertenti con arrangiamenti jazz e parti orchestrali, "It Ain't The Same Old Cold War Harry" e le stralunate "Good Morning Happiness" e "The Sun Shines On Jupiter" su tutte si alternano a pezzi più marcatamente folk e cantautoriali come "Little Moon" dove le note di piano si adagiano soffici sulla calda voce di Phillips accompagnata da un violino struggente o "Nightbirds" dove il piano disegna e colora paesaggi musicali leggeri e soavi prima di abbandonarsi completamente agli archi di "Violet" e alle atmosfere delicate di "Blind Tom". Atmosfere decisamente più accattivanti con arrangiamenti pop e con maggior piglio nella trascinante "Seal It With A Kiss" e nella ballata romantica "A Buried Treasure".
Un disco quindi in bilico tra il cantautorato folk e country immerso in quella stessa magia che ha sempre accompagnato i lavori di Grant-Lee, capace di continuare in quel solco sonoro portato avanti già dai tempi dei Grant Lee Buffalo con "Fuzzy" e "Mighty Joe Moon", ma questa era un'altra storia, altra musica, questo invece è Grant-Lee Phillips.
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