26 Anni di onorata carriera, fatta di grandi album ma anche di alcuni passi falsi. 26 Anni in cui questi tedescacci hanno vomitato in musica tutta la loro rabbia, plasmandola in heavy metal. Quello tosto, fatto di riff granitici, possenti, condito da un cantato rabbioso, stridente ma assolutamente particolare. Bene in questi famosi 26 anni, la band di Chris Boltendahl, leader del gruppo, ha dato alla luce grandi album quanto sottovalutati, ma che hanno contribuito in maniera indelebile allo sviluppo dell'heavy in Europa. Un gruppo sempre lontano dal grande mercato discografico, che ha composto musica per pochi, nonostante abbia con gli anni ampliato il proprio bacino d'utenza. Capolavori come "The Reaper" e "Tunes Of War" non si dimenticano facilmente, così come non si dimentica facilmente una ciofeca del genere. Fa addirittura ribrezzo pensare che un gruppo di questa caratura abbia pubblicato questo album, che sembra un clone dei centinaia e centinaia di lavori che vengono pubblicati dalle inutili band power odierne.

Nel 2009 i sei teutonici hanno infatti dato alle stampe un album a dir poco brutto, senza capo ne coda, figlio di una carriera che gli ha già garantito un buon successo. "Ballads Of A Hangman" è un disco che nulla aggiunge alla lunga storia dei Grave Digger, ma proietta soltanto ombre sul loro futuro. Non sarebbe meglio evitare di avere cadute di stile come questa?

Già con il precedente lavoro "Liberty Or Death" del 2007, la band aveva iniziato un cammino non troppo congeniale, dando vita ad un album distante dalla loro concezione musicale. Con questo Ballads of a hangman, la band torna di nuovo indietro, rispolvera il passato. Tornano canzoni più dirette, riff potenti e semplici, linee vocali poco articolate, tutto per creare song maggiormente assimilabili e dirette. In questo senso il ritorno alle origini è azzeccato, ma tutte le 12 canzoni che compongono l'album sembrano fatte con il copia e incolla. Quei riff, quelle melodie, quei chorus li abbiamo già sentiti milioni di volte in passato e sinceramente non se ne sentirebbe la mancanza. E' addirittura difficile andare avanti nell'ascolto del plot nonostante la breve durata dei brani. Si salva poco o niente. L'unica che è degna di essere ascoltata è "Funeral For A Fallen Angel", che almeno ha nell'incipit un qualcosa di diverso dalle altre.

Dispiace stroncare in questi termini l'ultima fatica di una band che si è dedicata anima e corpo a questa musica, ma il vento di "immobilità sonora" nell'ambito power/heavy tedesco (e non solo) non può che far riflettere. Dai Grave digger ad altre band, come i Gamma ray con il loro ultimo lavoro, la tendenza sembra quella di riproporre per l'ennesima volta la stessa solfa musicale, consapevoli del fatto che chi segue la band lo continuerà a fare anche in futuro. Ma sarà sempre così?

1. "The Gallows Pole" (0:52)
2. "Ballad Of A Hangman" (4:46)
3. "Hell Of Disillusion" (3:56)
4. "Sorrow Of The Dead" (3:26)
5. "Grave Of The Addicted" (3:33)
6. "Lonely The Innocence Dies" (5:45)
7. "Into The War" (3:31)
8. "The Shadow Of Your Soul" (4:14)
9. "Funeral For A Fallen Angel" (4:32)
10. "Stormrider" (3:16)
11. "Pray" (3:36)
12. "Jailbreak" (Thin Lizzy cover) (4:04)

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