Chris Boltendahl è immortale. Sono ormai passati 30 anni dal primo demo dei Grave Digger: un'avventura tortuosa tra heavy metal grezzo, leggende nordiche, concept dall'ambientazione epica e una notorietà mai del tutto trovata. In particolare gli ultimi anni, con i rispettivi lavori non propriamente eccellenti: volendo salvare per il rotto della cuffia "The clans will rise again" (2010), i due dischi che lo avevano preceduto, cioè "Liberty or death" e "Ballads of a hangman", non avevano entusiasmato. Sulla creatura di Boltendahl si erano addensate le nubi: la mancanza di idee, la riproposizione fiacca della solita proposta ventennale aveva colpito anche i Grave Digger.
A due anni di distanza dall'ultima fatica, i teutonici tornano con il loro ennesimo studio album, che neanche a dirlo è sempre caratterizzato dall'heavy metal classico, dalla voce ruvidissima di Boltendahl e dal solito concept. Questa volta però si torna ancora più indietro nel tempo, fino all'antica Grecia, alla battaglia di Troia e alle varie creature fantastiche che hanno caratterizzato la civiltà ellenica. Dal punto di vista dell'originalità il nuovo "Clash of the gods" è da bocciare in blocco: ma quando meno te lo aspetti questi cinque tedeschi tirano fuori il disco che nella semplicità riesce a riesumare tutte quelle caratteristiche che sembravano essersi perdute.
Un cd che riesce a convincere e lo fa con la semplicità e l'attitudine, armi che i Grave Digger sanno maneggiare grazie all'esperienza accumulata. Eppure la prima metà del nuovo platter possiede tutti i problemi degli ultimi lavori: "God of terror", "Hell dog" e la titletrack sono pezzi che non possiedono nulla, troppo schematizzati all'interno di una forma canzone che non riesce a decollare. Chorus piatti e privi di mordente contribuiscono a fare il resto. "Medusa" cerca di movimentare il tutto, con un andamento maggiormente ragionato ed evocativo. Almeno in parte l'obiettivo è raggiunto. Il discorso muta completamente con "Death angel & the grave digger", dove il chorus torna finalmente ad essere parte dominante della struttura musicale. L'impressione è che i pezzi della seconda metà del cd siano stati pensati per "colpire" in sede live. Songs come "Walls of sorrow", la granitica "Call of the sirens" e la conclusiva "Home at last" ne sono la lampante dimostrazione.
"Clash of the gods" è il classico disco dei Grave Digger: difficile trovare idee nuove, tutto è nei binari della classicità a cui la band ha abituato i propri adepti. Un heavy metal teutonico che deve qualcosa al power grezzo degli esordi, e che strizza l'occhio all'epic d'oltreoceano di Omen e Manilla Road. Il Boltendahl di oggi non riesce ad offrire più di questo, ma COTG è un lavoro onesto di attitudine ed esperienza. Il pathos dei tempi migliori si è perduto per strada, bisogna accontentarsi...
1. "Charon (Fahrmann Des Todes)" (2:19)
2. "God Of Terror" (4:19)
3. "Hell Dog" (4:28)
4. "Medusa" (5:39)
5. "Clash Of The Gods" (4:54)
6. "Death Angel & The Grave Digger" (4:22)
7. "Walls Of Sorrow" (4:43)
8. "Call Of The Sirens" (5:30)
9. "Warriors Revenge" (4:00)
10. "...With The Wind" (0:48)
11. "Home At Last" (3:57)
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