27 Novembre 1095. Papa Urbano II tiene un concilio a Clermont, per rispondere alla lettera che Alessio Comneno, al tempo Imperatore di Bisanzio, aveva inviato chiedendo aiuto per respingere i Turchi, oramai alle porte della città, lasciandosi alle spalle i corpi dei pellegrini cristiani. "Nel nome di Dio, vi imploro di portare tutti i soldati fedeli a Cristo. Se verrete, riceverete la giusta ricompensa nell'alto dei cieli, se non verrete, ricadrà su di voi il castigo di Dio." Minaccie usate tramite la fede, minaccia ben nascoste dietro le parole, coperte con il perdono di Dio, ma che instaurarono la giusta paura nei cristiani e nel Papa. Al famoso grido di "Dieu li volt!", ossia "Dio lo vuole!", soldati europei proveniente da ognidove, in meno di un anno furono pronti per partire alla volta della Prima Crociata, con l'intento di liberare il Santo Sepolcro e stailire un regno di difesa verso i luoghi cristiani, in primis Gerusalemme.
Ma permettetmi ora, di fare un salto di quasi nove secoli. Nella Germania di metà anni 80', nascevano i Grave Digger, promettente band power-heavy metal che, dopo quattro album passati sottotono, sia per una promozione assolutamente patetica, e tour di supporto fallimenari, decidono di sciogliersi alla fine del 1987. Si riformeranno nel 1993, pubblicando "The Reaper" e Heart Of Darkness", due album che li rilancieranno alla grande nella scena metal mondiale. Ma è nel periodo che va dal '96 al '99, che i becchini troveranno la fama tanto agognata. Sì, perchè in un momento di crisi del genere, i Digger sono probabilmente i pochi a resistere all'impatto, e a far restare il lroo sound immutabile. Nel '96, danno alle stampe "Tunes Of War", album incentrato sulla lotta scozzese per l'Indipendenza, nel 98' "Knights Of The Cross, incentrato sulla Prima Crociata e sull'Ordine dei Templari, e nel '99 "Excalibur", incentrato sulla vita di Re Artù. Quello che recensirò oggi, sarà l'album centrale, "Knights Of The Cross", dove Boltendahl e soci, come detto, raccontano la sanguinosa Prima Crociata, e la formazione e la disfatta dell'Ordine dei Templari, una delle organizzazioni più misteriose di sempre, probabilmente. Con questi album, i Grave Digger non raggiungeranno probabilmente il successo tanto meritato, ma sopratutto un'assoluta maturazione sia musicale che nel song-writing.
Dopo la breve intro "Deus Lo Vult", che ci introduce ad un viaggio,un viaggio nel passato che affronteremo per rivivere le origini, l'ascesa e la caduta dei Templari, segue la titletrack, che si apre nel modo più consono ai Grave Digger. Riff pesanti, da headbanging puro, ma senza mettere da parte la musicalità. La voce rude e al vetriolo di Boltendahal ci narra dei preparativi per la Crociata, è la fine de l'Undicesimo secolo, il papa rappresenta il volere di Dio, e tutto ciò che dice è legge. Nel loro cammino verso la liberazione della Terra Santa, crociati e templari non risparmieranno nessuno, accecati da quel perdono dei peccati che avranno come ricompensa da Dio, la beatitudine eterna per aver salvato la sua terra. Ma in che mondo, lo spargimento di sangue può portare al Paradiso? Di tutto questo, ci si accorgerà troppo tardi, tanto è grande la loro sete di sangue, tanto è il sangue dei loro stessi fratelli sulle loro gambe. Cori funzionanti, da riproporrse sicuramente in sede live, e una batteria che non fa prigionieri. Segue "Monks Of War", uno dei pezzi più veloci dell'album, dove il doppio pedale di Stefan Arnold picchia come se non ci fosse un domani.Qui i becchini trattano la figura di Hugo De Payens, il quale si dice sia stato il primo Gran Maestro de l'Ordine Templare, ordine che fu fondato con il solo scopo di difendere i luoghi dove visse Cristo, seguendo una via monastica, ma non rifiutando quindi la battaglia e lo spargimento di sangue. Con "Heroes Of This Time", sia ha la prima semi-ballad dove Boltendahl prima canta in modo pulito le pime due strofe, ma poi riprendendo il suo normale tono di voce. Coro trascinante, che vi si fisserà in testa per poi uscirvi difficilmente, uno dei migliori assoli dell'album, e quello che ne esce che cos'è ovviamente, se non un ottimo pezzo? Gerusalemme è finalmente in mano cristiane, i pagani sono fuggiti via, e le campane della chiesa non smettono mai di suonare per festeggiare i crociati, eroi di quel tempo. Ma il costo del Paradiso qual'è stato, se non il sangue? "Fanatic Assassins" si presenta come uno dei pezzi più deboli dell'album probabilmente, ma che riesce sempre a fare la sua figura. Troppi forse gli stop durante le strofe, se il riff principale sarebbe proseguito durante tutta la canzone, si sarebbe forse detto che questo è il pezzo migliore. In questo pezzo si narra della setta dissidente ismaelita guidata da il "Vecchio Della Montagna", descritto anche ne "Il Milione" di Marco Polo. Tanta era la devozione dei soldati verso il loro leader, che si narra nella canzone l'episodio nel quale il vecchio della montagna ordina ad un suo soldato di buttarsi giù dalle mura, e quest'ultimo esegue l'rodine senza proferire una parola. Di fronte a "Lionheart", possiamo dire di trovarci al miglior pezzo dell'album, dove un riff prepotente e non accinto a fermarsi, ci porta ad un esplosione di heavy metal diretto in faccia, e in cui ci troviamo un ritornello strano a primo impatto, che da apprezzare sicuramente dopo un paio di ascolti. Riccardo Cuor Di Leone, questo è il protagonista della canzone, un guerriero di successo e fama ai tempi della Crociata, ma anche gentile ed umile, e per questo molto apprezzato dai suoi sudditi, che vedevano in lui il vero eroe della Crociata. Purtroppo, Riccardo morì a seguito di una freccia infedele che lo portò a morire sul colpo. "The Keeper Of The Holy Grail" inizia con un lento arpeggio, per poi sfociare nella seconda semi-ballad dell'album, meno riuscita a mio parere, ma sempre efficace. Probabilmente questo è uno dei pochi pezzi in cui la voce di Boltendahl si può apprezzare per la ruvidità, non capibile da tutti. Parecchie furono le reliquie trovati dei Templari durante le Crociate, ma sicuramente quella che faceva più gola era il Santo Graal, il calice dal quale il figlio di Dio bevve durante l'ultima cena. Dotato di poteri magici, fu cercato e cercato durante le battaglia, ma senza mai essere ritrovato. Con "Inquisition" ci troviamo davanti un gran bel pezzo, dove dei cori da brividi ci fanno immaginare la tortura che i Templari subirono durante i processi de l'Inquisizione. Divenuti talmente forti da diventare tesorieri nazioni, banchieri e quant'altro, essi suscitarano l'invidia di Filippo il Bello, che li fece arrestare e condannare per blasfemia. C'era solo un modo per salvarsi, ovvero confessare. Raccontare menzogne perciò, dire di aver peccato, non aver combattuto nel nome di Dio, ma per un proprio tornaconto o ancor peggio per Maometto. In parecchi perirono, decisi a non rinnegare la loro gloria raccolta in battaglia, e sopratutto la loro fede. "Baphomet" si presenta con un bel giro di basso e una canzone spacca ossa, da bei riff, e con un coro che sembra rievocare le confessioni dei Templari, costretti a rinnegare tutto, si narra sputando sulla Croce, e a portare sul corpouna cordicella rossa che era stata sfregata su una statuetta dove si dice che i Templari adorassero il demonio. "Over The Sea" sembra come una seconda versione di "Monks Of War", apparentemente più rallentata, ma che contiene più o meno lo stesso riff. La trovo come una delle canzoni più deboli dell'album, escludendo il chorus, che però, c'è da dire, va a rilento anch'esso. Si narra che i Templari che fuggirono di fronte a l'Inquisizione, scapparano oltremare, arrivando addirittura in America Centrale, il che è un affascinante aneddoto. Leggenda forse, ma non c'è niente di male a credere. "The Curse Of Jacques" è a mio parere, il pezzo migliore dell'album, pieno di phatos ed energia, ma anche di emozione, dove un basso magistrale conduce il pezzo in maniera eccelsa. In questo pezzo, si racconta dell'ultimo Gran Maestro dei Templari, Jacques De Molay che, dopo aver saputo che tutti i suoi fratelli fossero al sicuro, ritrattò la sua confessione, e per questo fu messo al rogo. Si dice che, durante il rogo, egli maledisse il Papa Clemente V e l'Imperatore Filippo, urlando loro che non sarebbero riusciti a vivere abbastanza da superare l'anno. Curiosamnte infatti, Filippo morì durante una battuta di caccia colpito da ictus, nel Novembre del 1314, mentre Clemente V morì dopo un mese dalla morte di Jacques, in circostanze misteriose. Il pezzo finale è "The Battle Of Bannockburn", pezzo introdotto da una cornamusa come fu anche l'intro anche di "Tunes Of War", per poi sfociare un gran bel pezzo tipicamente Grave Digger, con cori ben riusciti. Nella Battaglia di Bannockburn, combattuta ne 1314 fra Scozzesi e Inglesi, fondamentale per l'indipendenza scozzese, si narra che dall'alto delle colline, un gruppo di cavalieri templari insorse contro gli Inglese, sconfiggendoli e garantendo così l'Indipendenza alla Scozia. Molti cavalieri de l'Ordine infatti, trovarono rifugio dopo essere scappati ai processi di Filippo il Bello, proprio in Scozia.
Che dire? Un album che studia uno dei capitoli più sanguinosi della storia, suonano in modo eccelso, senza mai cascare nel ridicolo. Personalmente, mi ritengo anche un po' di parte amando molto questi tipi di albu, dove si affronta il tema di fatti storici importanti e controversi, con una curiosità finale che ci fa chiedere "Come diavolo ci sono riusciti?" Consiglio quest'album a tutte le persne amanti del metal classico, non fatevi spaventare troppo dalla voce di Boltendaha se siete abituati a voci più pulite ovviamente, e a tutti gli amanti della storia, come me.
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