Dal periodo ottantiano alle porte del duemila, la discografia dei Grave Digger ha attraversato tre diverse fasi: la trilogia classica, dall'heavy tradizionale (Heavy Metal Breakdown, Which Hunter, War Games); la trilogia oscura, dall'heavy potente e cupo (The Reaper, Symphony of Death, Heart of Darkness); e la trilogia medioevale, dall heavy epico (Tunes of War, Knights of the Cross, Excalibur). Questo disco, del 1996, rappresenta il primo atto della terza era del gruppo, un'album dove l'atmosfera tenebrosa del precedente "Heart of Darkness" è sostituita dal following bellico ed eroico di questa magniloquente pietra miliare.
"Tunes of War" è composto da tredici tracce di monolitico heavy metal, interpretato dalla voce malsana e sgraziata di Chris Boltendahl, è un'affascinante concept sulla rivoluzione scozzese, un lavoro che alterò bruscamente il modo di scrivere della band, sostituendo le tematiche orrorifiche dei precedenti lavori, con un vero e proprio reportage storico messo in musica. Una rivoluzione, appunto, non solo nel senso lirico del termine: i chorus sono diventati pomposi ed evocativi mentre, a livello esecutivo, i pezzi hanno assunto toni eroici, romantici, talvolta addirittura tragici, come spesso succede nelle trasposizioni musicali di opere focalizzate sull'era medioevale.
Dopo l'intro "The Brave" (rifacimento metallico dell'inno scozzese, con tanto di cornamusa incorporata), l'album si apre con un deflagrante riff e con una cavalcata ornata dall'isterico scream di Boltendahl, che avvia due pezzi dagl'anthem prodigiosi: "Scotland United" e "The Dark of the Sun". "William Wallace" è invece puro speed metal con uno stacco melodico nel refrain, "The Bruce" è cadenzata e marziale, con un ritornello che sembra un tormentone. "The Ballad of Mary" è un lento quasi sinfonico che spiana la strada a tre striminziti episodi d'irresistibile hard 'n ' heavy: "The Truth", "Cry for freedom" e "Killing Time". "Rebellion" è una delle hit di questo disco: aperta da un arpeggio e da un'imponente chorus, esplode poi in un mid-tempo che riserva uno strumentale dal sapore celtico. L'album si chiude con la drammatica outro "The Fall of the Brave".
Chi possiede la versione originale, avrà notato che il booklet è molto ben curato, con tanto di fonti storiche, chiuse nelle sezioni didascaliche che appaiono fra un testo e l'altro. Scelta azzeccata che dovrebbe aiutare l'ascoltatore a scoprire/riscoprire la straordinaria potenza di questo irripetibile capolavoro.
Federico "Dragonstar" Passarella.
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