La gradite una bella mazzata sui denti, magari senza pravviso? Lo gradite farvi spezzare le ossa in maniera dissennata? Beh, se si, musicalmente parlando, non andate oltre, procuratevi cerotti, bedaggi e quant'altro, inserite nel lettore quest'ultimo lavoro degli storici Grave e mettetevi comodi.

"As rapture Comes" (2006) è un vero album schiacciasassi, un'inarrestabile tritaossa, che vi scorticherà dalla testa ai piedi.

Duro, massiccio, potente swedish death metal, fatto da chi ha contribuito significativamente a creare il genere quasi una ventina di anni fa.

Chi cerca innovazione, sonorità raffinate è avvisato, nulla (o quasi e ne parleremo più oltre) è cambiato dal debut "Into the grave" (1991). Chitarre accordate in B, dal tipico sound dei Soulless studio del produttore/musicista/presenzialista Peter Tagtgren (Hypocrisy, Pain), basso ben udibile e distorto al punto giusto per avere un effetto roboante e metallico, batteria martellante ed udibillissima nelle sue furenti accelerazioni blastiche, assoli psicotici, una costante altalena musicale fatta di mostruosi attacchi che sprigionano una potenza inusitata e doverosi rallentamenti mai troppo doomeggianti (tanto per rendere omaggio ai cliché del genere, con una notevole propensione ai mitologici Celtic Frost di "To Mega Therion" era su tutti), nessuna incursione alienante nel brutal più prosaico, solo e sano death metal d'annata o dannato, visto le tematiche diciamo di stampo demoniache/apocalittiche, da giorno del giudizio per intenderci, tanto da chiedersi che cosa mai possa passare per la testa del main songwriter e leader storico Ola Lindgren (chitarra e voce). Completano la line up di questo album anche il secondo chitarrista Jonas Torndal, Fredrik Isaksson al basso e Pelle Ekegren alla batteria ( notevole il suo lavoro, semplice, efficace e d'impatto).

 La cosa che salta subito all'occhio scorrendo la track list è la presenza di una cover di "Them Bones" degli Alice in Chains, fatto non facilmente prevedibile se ad eseguirla è una band come i Grave, dedita a sonorità estremamente distanti dal Seattle sound (grunge è proprio una parola che non apprezzo)  della prima metà degli anni novanta. Ma com'è suona questa cover? Fantastica, abbastanza fedele all'originale (peraltro a mio parere uno dei pezzi migliori presenti su "Dirt", insieme a "Sickman" e "Would"), ma carica di un'aggressività e di un flavour sconosciuto agli Alice in Chains stessi. Davvero particolare.

Dunque se la cover suddetta è la "summa" dell'originalità (!!!!) presente su questo "As Rapture Comes", passiamo a citare le classiche death song di valore presenti: beh, direi la possente opener "Burn" (grande riff iniziale), la successiva "Through Eternity" (ricca di parti molto groovy, che ricorda un po' qualcosa degli ultimi Morbid Angel), la davvero furiosa e dal sapore retrò "By Demons Breed" e la dissonante "Battle of Eden".

In conclusione un grande ritorno per il quartetto svedese, nel quale tutte le peculiarità note del loro suono vengono rispettate senza cedimenti di sorta, 40 minuti di macello sonoro fatto con grande intensità e passione.

Per intenditori.

Carico i commenti...  con calma