Quattro tracce per questo Concerto n.1 intestato a Gravitsapa, duo ucraino di Lviv, che mi ha incuriosito molto fin dal colore usato per personalizzare la loro pagina bandcamp, verde pastello ad impatto subliminale, poiché, come l'opera rilasciata, non pare una scelta accomodante, eppure, calati nella sua dimensione estranea, vi si comincia a prendere confidenza.
I Gravitsapa tracciano moduli sonori di musica totale/ancestrale, se vogliamo adoperare un parametro di ascolto di una visione presa tra l'astratto e il concreto, i quali si agganciano al filo della ragione e la mettono a nudo, sviscerando tutta la trama sonora e lasciandone esposta l'essenza. Buio e luce coesistono e si crea una passerella verso l'ignoto.
Le visoni viscerali producono una sorta di tantra pittorico che si divide tra un idealizzato Pollock lunare e il negativo delle fotografie. È come se questa musica entrasse nelle maglie del costruttivismo, penso ai temi di André Bloc, e lo destrutturasse in placida logica dissezionista, quindi in slow motion, immaginando di atmosfere spaziali in assenza di gravità.
Entrando nelle superfici dell'udibile si scopre il particolare effetto straniante, tendente a far perdere i riferimenti cardinali. Un adagio, anzi, pianissimo moto che attraversa un misterioso acchiappasogni primordiale, dronico, ruotando nella calma siderale del plot sonoro attorno a un enorme pianeta sospeso nel vuoto, illuminato da sistemi stellari sterminati e lontanissimi, mentre si dopano i sensi con le partiture dal tono improvvisativo e riconducibili ai pionieri della musica elettronica (uso del Polivox), ma anche avant-garde (uso del looper).
Facile salire sopra questo continuum sonoro minimale e davvero difficile scenderne. Il Concerto n.1 avvolge completamente e riveste l'ascoltatore di una pellicola, colorata anch'essa di verde pastello, che a ben vedere diventa il mezzo, la muta transgenica che permetterà di percepire al meglio le creazioni dei Gravitsapa. Del disco, dicono gli autori: "L'album è stato creato durante la guerra. Questo album parla della guerra". Non saprei se condividerne le parole, perché la musica del Concerto n.1 "23.23" mi trasla in altre dimensioni, mi trasporta ovunque, tranne dentro scenari di guerra, orrore e violenza; piuttosto, mi acclimata e affina lo spirito, incitando uno stato meditativo cosciente. Nasce una piccola meraviglia trasudante lavoro certosino e consonante, dal notevole esito sperimentale.
guitar/noises/voices - Jabo Kritsky
bass/keyboards/drums/ noises - Hulurlaid Dral
artwork - Jabo Kritsky
mastering - Oleh Kohut (EyeForMusic)
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