L'amore fa soffrire: la lontananza tra due amanti, il ricordo di un attimo perfetto, la sensazione del rumore dei passi che lentamente si avvicinano, le lacrime amare versate in un giorno di festa, il sapore delle labbra appena sfiorate, il calore di quattro mani saldamente giunte tra loro…

Dopo aver letto “Canne al vento”, avevo assolutamente bisogno di altra Grazia Deledda, una droga sarda poco consumata ma che regala grandi soddisfazioni. Vado in libreria e chiedo qualcosa del premio Nobel. Mi propongono, quasi sottobanco, “Marianna Sirca”, breve romanzo pubblicato nel 1915 in pieno periodo "sardo".

Una soap opera per donne come io letterariamente sono: una ricca ereditiera trentenne e zitella, il classico bandito sardo che si dà alla macchia, i servi e i parenti impiccioni, un amore struggente fatto di attese e lacrime, l'appartenenza a diverse classi sociali che condiziona ogni azione e reazione. Un romanzo di duecento pagine carico di sentimenti che si rispecchiano fedelmente nella natura e negli eventi atmosferici.

Prosa delicata e leggera intinta di espressioni dialettali, poche parole per dipingere una scena, poche "coordinate" per dettagliare una sensazione. La “grazia” della Deledda per descrivere realisticamente la sua Sardegna, quella aspra e dura dell'entroterra nuorese dei primi del xx secolo, è magistrale. L'emancipazione femminile e la dicotomia libertà-prigionia saltano fuori in ogni pagina, sono le stelle da seguire per cercare di navigare nell’apparente placido mare della Deledda dove i marosi s'infrangono violentemente e drammaticamente sugli scogli dell'orgoglio e della presunta viltà.

Ottimo libro che consiglio in primis a tutti a sardi, a chi divora le storie d'amore letterarie, a chi non ama rileggere una pagina cinque volte per capirci qualcosa. Autrice per gli amanti del Novecento italiano, per lettori semplici fuori ma complicati dentro.

L'amore è gioia e fa volare, a volte fa tanto soffrire, spesso fa anche morire. Come giustamente diceva Emily Dickinson che sia tutto é l'unica cosa che sappiamo dell'amore.

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