"Ballerine di Degas /bianche nuvole il vento non le scioglierà/ le bambine di Renoir /fiori gialli a Montparnasse".

È questo l'incipit de "Le ragazze di Gauguin", le cui strofe vanno a confluire poi nel memorabile ritornello, ripreso anni dopo in chiave parodistica da Elio e le storie tese nel brano "Cassonetto differenziato per il frutto del peccato".

"Donne candide /donne che si arrendono/donne in amore /l'amore le perdonerà/donne magiche /donne che sorridono/dolce mistero /il tempo non le cambierà/per noi, per il mondo".

Il felice brano, che è il pezzo trainante dell'album, è musicalmente originale rispetto alle mode dell'epoca (1986), suonato con strumenti veri, dall'andamento etnico e vivace, ad accompagnare il testo che dipinge un quadretto impressionistico in cui ruotano figure femminili particolari e sicuramente tutte diversamente affascinanti.

Ancora oggi "Le ragazze di Gauguin" è la canzone con cui viene identificata l'autrice. Il resto dell'album non raggiunge mai questi livelli di ispirazione: i testi delle altre canzoni , meditati ma per essere freschi e immediati, non mancano di originalità comunque , così come le musiche, che spaziano da sonorità sudamericane in "Manuela" a mediterranee in "Rosa" per arrivare alle oscure e nostalgiche atmosfere di "Luna di Shangai". Emergono dei risvolti psicologici della donna abbastanza "inquietanti" come in "Piccione viaggiatore", rivolta a un uomo (non è proprio il massimo dei complimenti) , presumibilmente un amante : "Oggi che giorno è/ho fatto un nodo in più su questa storia /va da sè che proprio all'ultimo si cambia scena".

Tra i brani che spiccano vi è "Mama", dove la ritmica è scandita da un battito del cuore al sintetizzatore e la melodia, delicatissima come il testo che racconta ricordi di infanzia di una donna, è sottolineata appena da violini. Da questa canzone è stato tratto un videoclip diretto da Gabriele Salvatores. "La mia voce", "il suo primo solo" come recita il testo, è calmo e cullante e piacevole nelle armonie vocali finali, con il timbro peculiare di Grazia che canta come fosse sospesa in un volo della fantasia una melodia eterea sul terreno del pianoforte.

L'album, in definitiva disimpegnato e sorridente con l'autentica perla della title-track, prodotto da Lucio "Violino" Fabbri e dalla stessa cantautrice, è l'unico della sua discografia ad entrare nella top 100 degli album più venduti dell'anno, nel 1986.

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