Cinque anni di silenzio dal disco d'esordio sono passati nel 1983 per Grazia Di Michele, in questo periodo impegnata nelle vesti di d.j. radiofonica, quando pubblica il suo secondo album, "Ragiona col cuore", passato alquanto inosservato, sebbene la critica paragoni la cantautrice ad una "Joni Mitchell prima maniera".

Aldilà dei paragoni, quest'album è prodotto da Lucio Fabbri ed è improntato a storie di donne vere e all'(auto e non)ironia, che è presente in una massiccia dose nell'album, forse il migliore per quanto riguarda l'originalità espressiva, seguito da "Le ragazze di Gauguin" e "L'amore è un pericolo". La vena sarcastica andrà a far spazio negli anni e con la maturità ad uno stile più profondo e riflessivo, ma ricomparirà negli ultimi album in splendida forma.
Nella title-track è raccontata senza torbidezze la relazione difficile tra due donne (la tematica dell'omosessualità femminile non era molto frequentata all'epoca), una delle quali decide di condurre una vita normale sposandosi con un uomo, reprimendo quindi le sue inclinazioni naturali affettive e rifugiandosi nella sua "casa di bambola".

"Rossella O'Hara" narra di una delusione amorosa con tratteggi poetici, così come "Girasole"; un piglio ironico assume invece "Torno a casa", che si rifà sempre allo stesso tema, ma con spiragli di speranza e di ripartenza: "Torno a casa uomo/la nostra eternità/è un samba che si perde/nel blues della città". "Una donna" è una dichiarazione di arresa di fronte alla passione che "è un animale magro e senza pace/cuore di neve che diventa brace/salto mortale nell'oscurità", ma anche "un killer innocente e micidiale/colpisce al cuore ma non ti fa male".
Questi brani sono scanzonati e "spigliati"; le musiche spaziano dal jazz al folk al rock in un intreccio molto elegante, e vengono chiamati in causa musicisti del calibro di Toni Esposito, Walter Calloni, Dino D'Autorio al basso, Fernando Fera che nei credits del disco è definito "fratello cosmico". La canzone retro del 45 giri promozionale distribuito (poco) all'epoca è la spumeggiante "Promesse" , sia per il testo apparentemente non-sense che per il ritmo incalzante e la melodia fresca e vivace: è l'ammissione di quanto facciano presto a svanire i sogni e i giuramenti di eterna fedeltà con il tempo, confessata in maniera estremamente sdrammatizzante nelle "promesse che l'alta marea porta con sè a non avere più idea di te".

"Bahia" è un samba (non per niente il testo recita: "juntos para sambar"), anche questa disimpegnata e trascinante, che ovviamente reca con sè i ritmi e i suoni brasiliani (amati da sempre da Grazia) e addirittura il fruscio del mare che si infrange sul bagnasciuga (chissà se è veramente quello di Bahia). In "Anni luce" il testo ha richiami allo Spazio, alle nuvole, alla "paura degli aerei", alle meteore, alle "città come coriandoli": tutti pretesti per consolarsi nella solitudine. "Ma qualcuno c'è /anni luce che sta cercando me".
E allora possiamo stare tranquilli e proseguire nell'ascolto dove troviamo "Non lasciarmi mai", introdotta ad ogni ritornello dal condizionale "ti direi" e dal periodo ipotetico pregno di paure e esitazioni anche piene di sarcasmo; l'ultimo brano, "Passi di danza" è forse l'unico prettamente autobiografico, dall'atmosfera sognante ed evocativa, dalla musica delicata e impalpabile, in cui è evidente il contrasto tra fantasia e realtà.

È probabilmente il miglior album della carriera di Grazia degli anni '80, quello che esalta di più la sua indole sdrammatizzante che la porta a vedere il mondo con un pizzico di disincanto e di ironia distaccata, ma anche con forte empatia nel raccontare storie struggenti di donne in punta di penna, discretamente, delineandone semplicemente i contorni e gli aspetti più profondi e apparentemente nascosti.

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